"Agrodolce", interviste - Settembre 2008/luglio 2009


Un “bravo ragazzo” sulla cattiva strada

Nel nuovo, attesissimo “romanzo popolare” prodotto da Rai Fiction e Rai Educational. Alessio Vassallo è Tuccio Cutò, un personaggio bello e tormentato al quale presto ci appassioneremo

Lunedì 8 settembre debutta la nuova soap targata Rai Fiction e Rai Educational. Ambientata in Sicilia e fortemente legata alla realtà di questo territorio e al difficile tema del confronto fra diverse culture, è una produzione sicuramente innovativa che, per l’attenzione ai temi trattati e il largo respiro delle vicende umane narrate, può a buon diritto essere definita un moderno “romanzo popolare”. Alessio Vassallo è Tuccio Cutò, uno dei protagonisti di questa soap. A pochi giorni dalla prima messa in onda, gli abbiamo chiesto di confidarci il suo stato d’animo in attesa del debutto.
Emozionato?
“Naturalmente! Ma sono anche contento che finalmente sia giunto questo momento: abbiamo girato per nove mesi senza andare in onda e ora tutta la troupe non vede l’ora di vedere l’effetto che farà sul pubblico. Abbiamo girato una soap che, nonostante la lunga serialità, è stata realizzata con mezzi tecnici e impegno artistico degni di una fiction: siamo ansiosi di vedere come reagiranno i telespettatori”.
Fare l’attore è sempre stato il tuo sogno?
“Ho cominciato a 18 anni: mi sono trasferito a Roma per studiare recitazione e ho avuto l’immensa fortuna di entrare all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica. È stata dura, ma ne valeva la pena! Sono convinto che per un attore lo studio sia fondamentale ed essere scelto per progetti importanti come questo essendo consapevole di essermelo meritato mi rende molto orgoglioso: a soli 25 anni, mi ritengo molto fortunato di lavorare a questi livelli!”.
Ti preoccupa l’idea di rimanere imprigionato nella soap?
“No, la lunga serialità non mi spaventa, anche perché riesco comunque a lavorare ad altro: per esempio, anche se non ne parlo per scaramanzia, bolle in pentola un nuovo progetto per il cinema. Inoltre, lavorare in una produzione così grande come ‘Agrodolce’ è una fortuna: è una palestra enorme! Spero davvero che il pubblico si affezioni ai nostri personaggi”.
Parlaci del “tuo” Tuccio Cutò.
“È un personaggio travagliato: uscito da poco di prigione, vive con la sorella insegnante che ama molto ma con la quale è in forte conflitto. Inserirsi nuovamente nella società è difficile: ha contatti con la mafia e continuerà a entrare e uscire dal giro “sbagliato”. Vivrà anche delle relazioni sentimentali fortissime…”.
Sei nato a Palermo: come giudichi l’immagine che la soap darà della tua terra?
“Mi piace molto il fatto che non segua i soliti stereotipi e che ogni personaggio abbia una sua “verità” umana. Ovviamente parliamo anche di mafia, sarebbe ipocrita non farlo, ma non c’è solo questo, c’è un po’ di tutto: la nobiltà decaduta siciliana, la fatica di tirare avanti di una famiglia di pescatori, autentici lavoratori, il tema importante della scuola in Sicilia, che poi è un tema fondamentale per tutta l’Italia…”.
Tuccio ti assomiglia in qualche modo?
“Per fortuna, non ho mai vissuto esperienze drammatiche come la galera! Ma al di là di questo, Tuccio, fondamentalmente, non è il classico delinquente: è uno che “combina guai”, anche in amore. Vuole emergere, vuole uscire da una situazione difficile… Prova davvero ad affrancarsi dall’ambiente mafioso in cui è cresciuto, solo che ci ricade. Io mi rivedo soprattutto nei suoi guai sentimentali: anche io, in amore, ogni tanto riesco a fare dei danni pazzeschi!”.
Tuccio ha anche un amico d’infanzia…
“Sì, Stefano, un ispettore di polizia. La vita li ha messi su strade diverse, ma lui tenterà sempre di aiutare Tuccio. Inoltre, il loro rapporto nasconde anche un mistero… ma di questo, davvero, non posso svelarti di più!”.

Dolce ma forte... vi presento Agata

Personaggio chiave - è suo il negozio in cui si intrecciano le vicende dei diversi personaggi - Agata Messina è una donna decisa ma piena d’amore. Ce lo racconta l’attrice Ileana Rigano

Questa settimana abbiamo chiacchierato con Ileana Rigano, attrice teatrale e cinematografica di talento prestata per la prima volta alla lunga serialità televisiva; ci incuriosiva soprattutto scoprire quale “molla” l’avesse spinta ad abbandonare temporaneamente il teatro per darsi... alla soap!
Tra cinema e teatro, lei ha alle spalle una carriera notevole, ha lavorato in pellicole e pièce importanti, con grandi nomi… Perché, ora, una soap?
“Per curiosità, per affrontare una nuova avventura, che fosse completamente diversa dal teatro e anche dal cinema... E infatti mi diverto moltissimo. Ho rinunciato anche a dei lavori teatrali per confrontarmi con questo modo così diverso di fare spettacolo”.
Parliamo di lunga serialità, un impegno gravoso…
“Sì, lungo e faticoso, ma sono contenta, era un’esperienza che proprio volevo fare! Inoltre, quando ho fatto il provino non pensavo sarei stata scelta: non avevo mai lavorato in produzioni simili, non conoscevo nessuno...  Dopo un anno, invece, è arrivata la conferma! Riuscirci senza che nessuno mi presentasse, è stata proprio una soddisfazione. Inoltre, dopo tanti anni di lavoro, sono molto felice della visibilità che mi offre. Gli addetti ai lavori, infatti, sanno bene chi sono, ma il grande pubblico - anche se mi ha visto altre volte, per esempio ne ‘Il commissario Montalbano’ – ancora non mi conosce.
Come descriverebbe Agata Messina, il suo personaggio?
“È una donna dolce, ma anche molto forte, che dovendo affrontare sia l’abbandono del marito sia la perdita della figlia ha saputo costruirsi una corazza ma senza perdere la sua umanità: trovo che sia un bel personaggio, completo. È anche il punto di riferimento per le confidenze delle amiche… Inoltre, si trova a dover crescere il nipotino Michele…”.
Che rapporto ha Agata con Michele e soprattutto con Stefano, suo genero?
“Con il nipotino Agata sfodera tutta la sua dolcezza, tentando di crescerlo come una mamma, proteggendolo da tutto ciò che c’è di brutto e di triste e cercando di mostrargli il lato positivo della vita. Anche con il genero i rapporti sono ottimi: Agata gli vuole molto bene, tanto che lo incoraggia a cercarsi una nuova compagna: non è certo la  “solita” suocera… Insomma, con Michele e Stefano Agata forma una bella famiglia!”.
Lei è siciliana?
“Sono nata a Palermo ma sono cresciuta a Roma, dove ho anche frequentato il Centro Sperimentale di Cinematografia. Per girare il film ‘Un bellissimo novembre’ (regia di Mauro Bolognini, ndr), però, nel 1969 sono scesa di nuovo in Sicilia e... ho incontrato mio marito! Così, sono rimasta e mi sono stabilita a Catania, dove è cominciata la mia collaborazione con il Teatro Stabile. Qui ho avuto la fortuna di incontrare Turi Ferro che è stato il mio faro, il mio maestro. In vent’anni di tournée con lui ho imparato davvero moltissimo”.
Cosa ne dice, allora, della Sicilia raccontata da questa soap?
“Ci voleva proprio! Finalmente si dà un’immagine più equilibrata di questa terra. Non si può parlare di Sicilia solo come sinonimo di mafia! In questa fiction la Sicilia viene raccontata com’è nella realtà, cioè un posto come un altro, con problemi simili a quelli delle altre regioni; anche se, giustamente, la narrazione affronta questioni sociali, in ‘Agrodolce’ raccontiamo anche la Sicilia gioiosa, quella piena di luce. La Sicilia è bellissima, tutti dovrebbero conoscerla. Non c’è solo mafia...”.
Torniamo ad Agata: è una donna che lavora…
“Sì, perché dopo l’abbandono del marito ha dovuto crearsi un’attività: possiede il minimarket del paese. Fra l’altro, questo fatto le rende importante dal punto di vista della narrazione, perché Agata con il suo negozio rappresenta il collegamento con tutti gli altri personaggi; in questo piccolo centro, infatti, anche le altre famiglie di cui narra la soap fanno la spesa da lei, ed è così che le diverse vicende si intrecciano”.
Agata le assomiglia?
“Mi ritrovo molto in lei per quanto riguarda il rapporto che ha con il piccolo Michele, perché anche io sono una mamma! Quindi, nella mia interpretazione riverso su di lui tutte le emozioni che una madre può provare nei confronti di un figlio. Nella vita reale non sono ancora nonna, però ho avuto il bellissimo esempio di mia mamma che - dal momento che per il mio lavoro d’attrice dovevo assentarmi spesso - mi ha sempre dato una mano con i miei figli. So, quindi, cosa vuol dire stare vicino a un bambino e anche cosa significhi dover fare le veci di una mamma quando questa non è presente…
Agata, perciò, quanto a istinto materno, mi somiglia moltissimo!”.

Sono un po’ rigido... ma non “cattivo”!

Questa settimana, Massimo De Lorenzo ci racconta le debolezze e i difetti del suo personaggio, Felice Randazzo e ci assicura: è un professore pedante e ligio alle regole... ma non un vero “cattivo”!

Per ora sappiamo poco del suo personaggio, Felice Randazzo, del resto lo abbiamo appena conosciuto; sappiamo che è single e vive con la sorella Marta - che gestisce la locanda “Fico d’India” -, e sappiamo che insegna alle superiori... Per rompere il ghiaccio, quindi, abbiamo chiesto subito al suo interprete, l’attore di origini calabresi Massimo De Lorenzo, di “inquadrarlo” per noi...
“La sua storia si svolge proprio lungo questi due canali: da un lato il Fico d’India e il rapporto di Felice con la sorella, dall’altro la scuola. Felice e Marta sono due zitelloni; lei, fra l’altro, è una sorta di arpia: è prepotente e lo sottomette in tutto. Di conseguenza Felice si sfoga a scuola, dove è vicepreside e ha, quindi, più potere. Ma non è un professore “cattivo”, diciamo piuttosto che è rigido, manca di elasticità e quindi si aggrappa esageratamente alle regole. Fra l’altro, dovrà affrontare anche una gran delusione, perché la sua ambizione di diventare preside - del quale all’inizio della storia è il sostituto temporaneo - sarà presto frustrata con l’assegnazione della carica a un’altra persona...”.
Felice si scontrerà spesso con la professoressa Lena Cutò...
“Senz’altro! Lui è agli antipodi del tentativo di Lena di modernizzare la scuola e parlare con i ragazzi! Ma, ti ripeto, non è una “carogna”, più che altro è infelice ed inevitabilmente i suoi allievi ne fanno le spese: per trovare sicurezza, infatti, si mostra ottuso, seguendo la burocrazia fino all’eccesso... In ogni caso, nel corso dei mesi vedrete che il personaggio - seppur molto lentamente, seppur del tutto inconsciamente - maturerà, cambiando almeno un poco il suo atteggiamento”.
Con quali altri personaggi avrà più a che fare Felice?
“Sicuramente con Rosi Granata, interpretata da Marta Lunetta, che è una delle allieve della sua classe. Anche con Rashid, il poliziotto interpretato da David Sef, avrà spesso a che fare, poiché alloggia nella locanda gestita dalla sorella Marta. Infine, spesso la sua storia si intreccerà con quella di Stefano Martorana (l’attore Vincenzo Ferrera), il commissario, che proprio in queste prime settimane della soap lo accoglierà in casa sua quando lo sfortunato professore deciderà di allontanarsi dalla sorella Marta rea di aver criticato - fra l’altro, una volta tanto, a ragione - la persona di cui il poveretto si è innamorato”.
So che sei, prima di tutto, attore di teatro e di ottimo cinema: cosa significa per te e per la tua carriera questa nuova esperienza nella soap opera?
“Ammetto che prima avevo un po’ di “puzza sotto al naso” verso il genere, ma è innegabile che negli ultimi anni in Italia soap e fiction siano molto cresciute - anche se c’è sempre margine per migliorarle ancora! -, quindi, quando mi è stata offerta questa opportunità ho pensato fosse proprio il caso di provare, soprattutto perché questa produzione mi sembrava molto diversa da tutte le altre, molto nuova e interessante, a cominciare dall’ambientazione”.
Sei nato a Reggio Calabria, cosa pensi del fatto che, come successo con “Un posto al sole”, si sia scelto non solo di ambientare ma anche di realizzare interamente un’altra soap al sud?
“Lo trovo importantissimo. Avevo già avuto una lunga esperienza nella fiction, anche se con un personaggio di minor rilievo rispetto a Felice, in ‘Gente di mare’: era ambientato in Calabria, ma in realtà, a parte gli esterni, giravamo a Roma e romani erano tecnici e maestranze coinvolti! Qui, invece, tutto è siciliano: ho scoperto posti e persone che non conoscevo; tastando con mano la buona qualità professionale dei tecnici locali, che già hanno esperienza (dopotutto, in Sicilia si gira anche molto cinema, solo che monotematico: mafia, mafia, mafia...) e che non potranno che migliorare, dedicandosi finalmente a progetti diversi dal solito. Insomma, tutti noi della troupe abbiamo la sensazione di aver dato inizio a qualcosa che durerà e che si evolverà positivamente, con un ottimo impatto sociale e culturale. Ed è molto gratificante”.
Punti di forza narrativi ed estetici di “Agrodolce”?
“Grazie alle capacità dei direttori della fotografia e degli ottimi scenografi - oltre che alla straordinaria bellezza delle location (e alla capacità di selezionarle con cura!) - la qualità fotografica è altissima! Sono certo che nei mesi invernali agli spettatori di tutta Italia farà molto piacere poter godere di tanto mare e tanta, bellissima luce. Inoltre, sono convinto che, rispetto alla media delle soap, la recitazione in ‘Agrodolce’ sia di altissima qualità. Il casting fatto dalla produzione, a mio parere, è perfetto, sia per quanto riguarda le “facce” sia per la capacità interpretativa. Questa sarà la nostra grande forza! Per finire, non ho mai visto in una soap l’uso di così tanti strumenti degni quasi del vero cinema: carrelli, movimenti di macchina...”.
Quanto è cambiata la tua vita con la soap?
“Se pensi che, nel frattempo, proprio mentre giravo ‘Agrodolce’, pochi mesi fa mi è anche nata una figlia...
Posso dire che, fra l’una e l’altra cosa, la mia vita sia stata completamente stravolta! Sono state due novità davvero importanti... Nel giro di un anno è cambiato tutto e devo ammettere che mi pesa abbastanza stare a lungo lontano dalla bimba e dalla sua mamma, che ho lasciato a Roma. Per fortuna, la produzione mi ha anche concesso di ritagliarmi qualche spazio per altri impegni professionali...
Così, ogni tanto, riesco ad allontanarmi dal set!”.  

Non ha niente di me... tranne gli occhi!

Tutt’altro che sola, tutt’altro che “zitella, Guia Jelo ha poco in comune con Marta, a parte lo sguardo (inconfondibile) e... saper far ridere!

“Marta non ha niente di me!”. Così è cominciata la mia chiacchierata con Guia Jelo, che in “Agrodolce” veste i panni della signorina Randazzo: un fiume in piena che mi ha travolto fin quasi a mettermi in difficoltà... visto che, per lo più, ero troppo impegnata a sghignazzare per concentrarmi sulle mie domande!
“Del resto, tranne forse in ‘Un caso di coscienza’ con Corrado Pani, una delle cose più belle che ho fatto, dove il ruolo era già così drammatico da non renderlo necessario, nella mia lunga e densa carriera sono stata spesso invecchiata e imbruttita! È raro che mi facciano girare ‘acqua e sapone’, così come sono nella vita, senza farmi passare ore al trucco. Ed è così anche questa volta: pensa che poco tempo fa, all’aeroporto di Punta Raisi, mi hanno detto: ’Signora, ma lo sa che lei assomiglia moltissimo all’attrice che fa Marta su Rai Tre? Lei è la figlia forse?’. Non pensavano potessi essere davvero io! Del resto, bisogna capirli... dal vivo non sono niente male: ho un fisico da sballo! Ti confesso che quando vado in spiaggia ho la tentazione di mettermi accanto un cartello con scritto ‘io ho 52 anni’, tanto per vedere l’effetto che fa...”.
Soddisfatta di “Agrodolce”?
“Ora ti confido un mio difetto che un po’ mi tormenta. Certamente sono contenta del mio successo in ‘Agrodolce’, ma è raro che io riesca a essere felice per me stessa. Penso sempre a far contenti gli altri: in questo caso, credimi, a me interessa soprattutto vedere soddisfatto Giovanni Minoli (ideatore della soap, ndr)! È davvero un problema per me: per l’ansia di far contenti gli altri, affronto tutto con eccessiva passione! Sai, ci tengo a far bene anche perché avere successo, in questo caso, vuol dire anche che la produzione continuerà a lungo e ci sarà sempre più lavoro anche per i miei colleghi... Se Marta piace, intendo, le troveranno un sacco di fidanzati, e questo darà visibilità e nuove opportunità di carriera anche ad altri artisti! Quando mi trovo a fare delle scelte professionali, poi, per me è importantissimo rendere fieri di me i miei cari. Lavoro per questo. Desidero che i miei due figli e i miei genitori siano orgogliosi di me e che i miei quattro nipotini, quando qualcuno mi ferma fuori dalla loro scuola per chiedermi l’autografo o per farmi una foto con il cellulare, siano sempre così felici di dire ‘quella è mia nonna!’.
Allora Marta non le assomiglia per niente?
“No, di me Marta ha solo gli occhi, l’unica cosa che regalo sempre a tutti i miei personaggi. Del resto, lo sguardo è fondamentale, me lo hanno insegnato tutti i grandi registi con cui ho lavorato. Certo, abbiamo anche un’altra cosa in comune: entrambe siamo comiche... Ma la comicità di Marta deriva dalla solitudine, dal suo essere così ‘zitella’: poveretta, non lo fa apposta! Io, invece, uso l’umorismo di proposito, per sdrammatizzare. Per esempio, se qualcuno si arrabbia con me, se mi attaccano, la butto sul ridere. Sono un tipo simpatico!”
Marta ha battute esilaranti, soprattutto se è con Felice...
“E per questo ringrazio moltissimo Michele Zatta, l’autore responsabile di tutte le storie di ‘Agrodolce’ (che dirige l’intero reparto degli sceneggiatori, ndr), che è eccezionale, come è eccezionale con me e con il mio personaggio Roberto Alaimo, palermitano, che con la sua scrittura mi aiuta moltissimo. La storia, infatti, si svolge nei dintorni di Palermo, mentre io - e quindi anche la “mia” Marta - sono orgogliosamente catanese. Se lui non fosse così bravo, con la sua scrittura, ad armonizzare le nostre diverse provenienze (qualche attore, infatti, è originario di Palermo, altri di Messina, altri ancora sono di Agrigento o addirittura non sono siciliani...), forse questo mio tratto avrebbe stonato. E, naturalmente, non riuscirei a dare così tanto se non avessi come partner Massimo De Lorenzo nei panni di Felice: è bravissimo e lavorare insieme è un sogno. Il nostro è un idillio professionale!”.
La lunga serialità non rischia di limitare la sua carriera?
“No, e anche di questo devo essere grata alla produzione che, per esempio, a primavera ha fatto in modo che io potessi essere protagonista a teatro de ‘La lupa’, ruolo per il quale quest’anno sono stata finalista agli Oscar Olimpici del teatro! E sarà anche nella prossima serie de ‘I Cesaroni’ (per la quale, però, in verità avevo già firmato prima di diventare Marta). Sono molto contenta di questo periodo della mia carriera: mi ha dato grandi soddisfazioni, per esempio, ‘Il sangue e la rosa’, dove mi avete appena visto fare la mamma di Gabriel Garko e dove, una volta tanto, mi hanno anche concesso di recitare ‘al naturale’, senza invecchiarmi. Sono molto contenta di averlo fatto, soprattutto perché, oltre ad avere un grande riscontro di pubblico, ho incontrato persone che hanno dimostrato di apprezzare sinceramente la mia professionalità: come il produttore Alberto Tarallo, che ha saputo valorizzarmi”.
Ci può anticipare se il carattere di Marta migliorerà almeno un poco?
“Sì, perché in realtà è un personaggio molto umano e lo diventerà sempre di più: nel tempo getterà le maschere (quella della bigotta, della tirchia...) dietro alle quali all’inizio si nascondeva e sarà più ‘vera’: una zitellina amorevole... con una grande passione per ‘i masculi’, gli uomini!”.
Prima di salutarci, ci confida qualcosa della sua vita privata?
“Non me ne parlare... lì sì che son dolori! Sai che mestiere fa il mio compagno? È capo steward dell’Alitalia! Hai una vaga idea del clima che c’è a casa?”.

La tradizione prima di tutto!

In casa Serio arriva Ignazia, la madre di Carmelo, pronta a bacchettare nuora e nipote... ma le sue vedute sono davvero così ristrette?
Lo abbiamo chiesto ad Aurora Quattrocchi

La vedremo per la prima volta in scena proprio in questi giorni: la puntata che segna il suo debutto in “Agrodolce” è quella del 9 ottobre. E gli appassionati di cinema probabilmente la riconosceranno, visto che un paio d’anni fa Aurora Quattrocchi, nei panni della sicilianissima Donna Fortunata, emigrante in America all’inizio del Novecento, è stata fra i protagonisti del film “Nuovomondo” di Emanuele Crialese, una delle pellicole italiane più particolari e riuscite degli ultimi tempi, vincitrice del Leone d’argento al Festival di Venezia. Ora la ritroviamo, non senza un certo stupore (anche se abbiamo già preso atto che il livello generale di proparazione ed esperienza in “Agrodolce” è decisamente “sopra la media”), in una soap.
Aurora “Rory” Quattrocchi è uno dei venti attori principali del cast; anche se, ci ha spiegato, il suo è un contratto a termine e la sua presenza incostante: entrerà e uscirà periodicamente di scena proprio come il suo personaggio, Ignazia Serio, la madre di Carmelo, farà nella vita dei suoi famigliari.
Ci presenta Ignazia?
“È una donna decisamente all’antica, con una mentalità arretrata: è saldamente legata alle tradizioni siciliane, anche nei loro aspetti più negativi. Senz’altro incarna una visione della Sicilia poco contemporanea e caratterialmente è proprio incapace di fare un passo avanti, di aprirsi un po’ di più. È anche molto interessata al patrimonio, entusiasta della scalata sociale che è riuscito a fare suo figlio: pur essendo in origine di bassa estrazione sociale, infatti, grazie al lavoro di Carmelo la famiglia è diventata molto benestante e lei, pur di conservare i privilegi acquisiti, sarebbe disposta a tutto. Insomma, rappresenta quanto in Sicilia c’è ancora da svecchiare e superare”.
Ignazia rimarrà sempre così arroccata sulle sue posizioni o nel corso del tempo il personaggio si evolverà in positivo?
“Per quanto ho girato finora... no. Ma il mio personaggio non è sempre presente, non è fisso, e quindi non so ancora quanto spazio gli autori vorranno dare a Ignazia in futuro (io mi auguro che gliene diano il più possibile, ovviamente!) né se intendano prima o poi addolcirla”.
Lei è palermitana: pensa che in Sicilia siano ancora in molti ad avere una mentalità così chiusa?
“Sicuramente qualcuno c’è, ma non solo qui! Io viaggio molto, sia per lavoro sia per piacere, e so che non è un fatto siciliano: è un modo di porsi nei confronti del mondo che si trova ovunque. Al mondo ci sono sempre stati quelli che vanno avanti e quelli che... restano indietro! Comunque, io in Sicilia mi sono sempre sentita a mio agio anche nella mia attività artistica, perciò non penso affatto di essere una rara persona dalla mente ‘aperta’ in una realtà ‘chiusa’!”.
Ma “Agrodolce”, nel complesso, dà un’immagine realistica della sua terra?
“Penso di sì, ma non starei a pormi questo tipo di interrogativo, nè a disquisire troppo sulle qualità di “Agrodolce” in generale (che comunque ha). Dopotutto, è una soap opera, un intrattenimento leggero... Certo, ha bellissime location, perché la Sicilia offre davvero posti stupendi per le riprese, e questo finalmente pubblicizza la Regione positivamente: non se ne parla più solo per dei ‘fatacci’! E poi, diciamolo chiaramente, ben venga la soap opera se ci può portare un po’ di lavoro. Perché per gli attori di teatro, da queste parti, è proprio un brutto periodo: le offerte di lavoro... sono pari a zero!”.
A questo proposito, una soap opera come si inserisce nella sua carriera, ricchissima di esperienze teatrali e fatta anche di cinema di grande livello?
“Come dicevo, l’ho accettata innanzi tutto perché il lavoro, di questi tempi, non si rifiuta di certo! Non è un caso se anche grandissimi nomi del cinema di recente sono passati alla tv... Poi, certo, il fatto che questo progetto possa essere anche un’occasione di dare un’immagine meno stereotipata della Sicilia, non può che farmi piacere...”.

Federico è un tipo in gamba!

Il giovane Ruffo D’Altavilla è un personaggio “pulito”, come molti suoi coetanei siciliani. A dirlo è Luca Barreca, che per dargli un anima... ha pensato ai suoi amici!

Fin dalle prime battute della nostra conversazione, l’entusiasmo di Luca Barreca per la nuova avventura è stato palpabile e... contagioso!
Sei nato e cresciuto a Palermo, ma è a Roma che ti sei formato e hai recitato fino a poco tempo fa... Com’è ora lavorare stabilmente in Sicilia?
“Non vorrei sembrarti esagerato, ma... è un sogno! Tutto mi sarei immaginato, tranne di riuscire ad avere un’esperienza così importante e continuativa proprio in Sicilia. Tornare a Palermo, a casa, per lavorare a un progetto del genere, è il massimo!”.
Pensi che questo progetto sia abbastanza solido da fare del palermitano un nuovo importante polo di produzione Televisiva e cinematografica?
“Le premesse ci sono tutte. L’impegno produttivo è incredibile: chi ci lavora ci mette l’animo. Sicuramente sta creando ottime per una nuova industria cinematografica”.
Prima di “Agrodolce” eri fondamentalmente un attore teatrale... Com’è stato questo salto verso la soap?
“È vero, in tv avevo fatto molto poco: qualche pubblicità, comunque cose brevi e poco impegnative... Ora, invece, questa sta diventando un’esperienza professionale importantissima. Naturalmente, all’inizio ho dovuto fare uno sforzo per utilizzare il mio bagaglio formativo teatrale “traducendolo” nella recitazione televisiva, che è notevolmente diversa”.
Abituato a stare in scena dal vivo per una o due ore di fila...  come ti trovi ora con i tempi tipici della soap, i molti ciak e le pause frequenti?
“Il teatro mi ha dotato di un’ottima memoria... e questo mi aiuta anche adesso! A volte, se c’è bisogno di unire delle scene, i registi si preoccupano che i dialoghi diventino troppo lunghi da sostenere... A chi viene dal teatro, però, questo fa sorridere, perché una decina di battute sono davvero poca cosa! Certo, all’inizio temevo che le continue interruzioni - dovute non solo a eventuali errori degli attori, ma anche a motivi tecnici come la messa a fuoco, la fotografia o un movimento di macchina che non riesce bene - influissero negativamente sulla qualità delle emozioni: quando giri una soap non puoi contare su quella stretta allo stomaco che a teatro senti dall’inizio alla fine dello spettacolo. Invece, questa cosa si è rivelata meno grave di quanto pensassi: nel mio caso, infatti, questele interruzioni frequenti si sono sposate benissimo con il mio perfezionismo maniacale. Il fatto di dover ripetere, infatti, mi ha permesso di migliorare ogni volta la mia interpretazione, anche di una singola battuta, e questo mi ha colpito positivamente”. 
Federico ti assomiglia?
“Sì, mi assomiglia molto e penso che in progetti simili, nella lunga serialità, per farlo funzionare l’attore debba necessariamente avere qualcosa del carattere del suo personaggio: l’identità non deve essere solo fisica, estetica, anche se questo, ovviamente, è molto importante. In questo caso, infatti, non si tratta di sostenere in un ruolo per uno, due mesi... Qui si tratta di ‘essere’ qualcuno tutti i giorni. È come vivere una doppia vita: devi avere qualcosa del tuo personagio, altrimenti puoi tenerlo per un po’... ma poi ‘telo perdi’! In particolare, io mi riconosco nel modo di fare di Federico, che ha sempre molta cura dei rapporti umani. Certo, nelle prime puntate che avete vistonon si è comportato benissimo con Lucia, con Lena... Però, cerca sempre di mantenere una forma che poi, in realtà, è anche sostanza. E in questo mi riconosco: anche io cerco di essere molto morbido, cordiale. E Federico lo è, ha una certa eleganza nei modi e comunque non è doppio: anche se ha sbagliato tradendo Lucia, non è una persona falsa.
Il tuo personaggio rappresenta bene le aspirazioni e la mentalità dei siciliani della tua generazione?
Ne sono convinto, almeno per quanto riguarda i giovani di famiglia molto ‘per bene’ (non a caso il mio personaggio è un aristocratico). Federico è il classico giovane siciliano di buona estrazione sociale: io ne conosco tanti come lui, giovani palermitani che sono andati magari a studiare fuori, a perfezionarsi altrove, ma che poi sono tornati qua a mettere a disposizione di questo territorio il loro sapere e la loro rete di relazioni. Molti miei amici hanno fatto un percorso simile: confesso che mi sono ispirato anche a qualcuno di loro per rendere l’atteggiamento positivo e “pulito” di Federico, che ci tiene a comportarsi correttamente anche come imprenditore, e che per questo entra spesso in conflitto con il suo socio Carmelo, molto più anziano di lui e abituato a gestire gli affari ‘alla vecchia maniera’...”.
E quanto alle sue vicende sentimentali? Cosa sta combinando Federico?
“Quando Lucia lo lascia, Federico rimane malissimo. E non per un fatto formale, perché non gli va di fare brutta figura mandando a monte le nozze (come forse poteva inizialmente sembrare). La realtà è che Federico è profondamente innamorato di Lucia, e poi vedrete che glielo saprà dimostrare in diversi modi, tutti abbastanza significativi. Ha avuto la sbandata con Lena... Ma il pubblico finirà con il capire che è stata un po’ più Lena a desiderare che accadesse e che è più interessata a lui: per Federico la loro avventura non ha significato così tanto. è stato un errore”.
Ma sappiamo che la prossima settimana bacerà di nuovo Lena...
“Tutto vero, ma se ci ricasca è solo perché se la ritrova accanto quando Lucia lo abbandona. E se lo fa, comunque, è anche perché desidererebbe  suscitare una reazione da parte di Lucia”.
Lucia scoprirà la relazione?
“Ci sarà un momento, in effetti, in cui questa cosa con Lucia si chiarirà... Però, davvero, più di questo non posso raccontarti! Invece, posso anticiparti che in futuro il personaggio si evolverà positivamente e acquisterà spessore: sarà meno ingessato, meno saccente e “perfettino”, e si dedicherà al lavoro e ai rapporti personali in modo diverso, scavando più in profondità!”.  

Peppa? Per me è un modello

Forte, appassionata, sincera: Peppa Granata offre numerosi spunti alla sua interprete per crescere come attrice e come persona. Ce l’ha confidato la stessa Loredana Marino

Al termine della nostra chiacchierata, Loredana mi ha confidato di essere sempre un po’ agitata prima di un’intervista. L’ho rassicurata, perché il sincero entusiasmo con cui mi ha parlato di Peppa mi aveva invece dato subito l’idea di un’artista appagata e serena.
“Vengo dal teatro: ho fatto numerosissime tournée, ho girato tanto... Quindi, anche se avevo già preso parte ad alcune fiction tv, per me questo è un mondo assolutamente nuovo. E mi piace, sono contenta di questa nuova avventura che, proprio perché diversa, mi ha fatto crescere e mi ha dato modo di esprimermi meglio. Del resto, recitare in teatro è un po’ come camminare su un filo teso fra due palazzi, mentre in questo caso quel filo è come se fosse disegnato a terra... Sono anche molto contenta dell’ambiente di lavoro - ottimo! - e molto gratificata dal fatto che il casting abbia dimostrato che un briciolo di meritocrazia esiste ancora. Infatti, oggi sono fra i protagonisti di una produzione molto importante anche senza avere ‘santi in Paradiso’: ho affrontato quattro provini e... sono stata scelta! Infine, sono felice che questo progetto dia nuove possibilità di lavoro a molti siciliani - e non solo agli attori! - valorizzando la nostra Regione”.
Avevi mai pensato di partecipare a una soap opera?
“In realtà no, ero sempre molto impegnata con il teatro... Fra l’altro, è stato proprio il Teatro di Catania, dove mi sono formata come attrice, che mi ha segnalato alla produzione e mi ha passato il contatto per il primo provino. Infatti, per organizzare i provini a in città la produzione ha chiesto alla Direzione del Teatro di chiamare tutti gli attori che si erano formati nella sua Scuola.
Non avevi pregiudizi?
“No, non direi... Fra l’altro, va detto che in una soap gli attori spesso devono affrontare maggiori difficoltà rispetto ad altre produzioni: devono girare numerose scene ogni giorno e per ognuna di queste c’è pochissimo tempo! Quindi, è necessario che non sbaglino, che sia ‘buona la prima’, o quasi... A volte, quindi, se non riescono a dare il massimo o se c’è qualche pecca non è neanche colpa loro. Ma se una scena riesce molto bene, significa che sono grandi professionisti!
Parlaci di Peppa...
“Peppa è straordinaria, un bellissimo personaggio. È una donna forte, di sani principi, senza essere per questo bigotta; è trasparente e molto pratica. Mi piace perché avendo sentimenti profondi e grande temperamento mi offre la possibilità di misurarmi con un ruolo davvero impegnativo.
Hai qualcosa in comune con lei?
“Questo cerco di scoprirlo ogni giorno e ogni giorno trovo qualche punto in comune. Soprattutto, condividiamo valori importanti, cui tengo moltissimo: il valore della famiglia (anche se sono spesso lontana per lavoro, per me è molto importante) e il valore della sincerità, la convinzione, cioè, che si debba sempre e comunque dire la verità, anche se può essere scomodo! Peppa dice sempre quelo che pensa e io in questo mi sforzo di assomigliarle sempre di più. Ma ci sono anche altri lati del personaggio che ammiro molto e ai quali ora tento di ispirarmi. Insomma, da quando la interpreto, cerco di imparare da questa grande donna che ha una pazienza e una forza che spesso a me mancano. In un certo senso, per me Peppa è diventata un modello!”.
In base alle sensazioni che hai avuto in questi due mesi e ai commenti che hai sentito, in cosa “Agrodolce” si è già dimostrato vincente e in cosa, invece, dovrebbe eventualmente “coreggere il tiro” per avere ancora più successo?
“Da quanto ho potuto finora constatare, ‘Agrodolce’ funziona soprattutto perché molta gente si identifica in quanto vi accade, nei personaggi e nelle loro problematiche. Ovviamente, quando la gente mi ferma parliamo di Peppa: molti si identificano nella sua famiglia, i Granata, perché è quella più vicina al popolo e apprezzano la positività e il coraggio di questa donna. Si rispecchiano - purtroppo! - nei suoi problemi economici e nella mancanza di lavoro del marito. Insomma, c’è anche molto di vero in ‘Agrodolce’... E poi, mostrando la Sicilia in tutta la sua bellezza, la soap riesce a conquistare esteticamente anche il pubblico del resto d’Italia. Invece, secondo me una cosa che penalizza ‘Agrodolce’ è l’orario in cui viene trasmesso: alle 20.10, infatti, molti negozi sono ancora aperti e molte persone non sono ancora rientrate a casa e quando arrivano... la soap magari sta già finendo! Se potesse cominciare un po’ più tardi, sarebbe meglio per tutti. Per fortuna, gli ascolti sono comunque abbastanza alti.
È vero che stai per pubblicare un libro?
“Sì, è vero. In realtà, è già pronto da un po’, ma sono stata a lungo troppo impegnata per seguirne la pubblicazione. Si intitola ‘Nati per fingere’ e parla degli attori. Io ho studiato filosofia, ma sia all’università sia per conto mio ho approfondito molto anche la psicologia, una mia passione. Questo libro è il frutto di una ricerca con la quale ho cercato di stabilere che cosa spinge certe persone verso la recitazione e cosa le distingue da chi, invece, non ha mai sentito il desiderio di fare l’attore. Nella prima parte affronto anche la differenza fra chi ha problemi psichici e chi, invece, ha propensione per la vita artistica, cercando di chiarire quando un certo tipo di ‘sensibilità’ sia sintomo di malattia e quando, invece, sia l’espressione di un talento artistico. La seconda parte, invece, è più sperimentale: ho intervistato moltissimi attori e altrettante persone di cultura equivalente che, invece, fanno lavori ‘normali’, per cercare di capire se fra questi due gruppi di persone ci fossero delle differenze... In effetti, ho scoperto che per lo più gli attori rispondevano ai miei test in maniera analoga: c’è dunque  qualcosa che accomuna profondamente tutti coloro che scelgono di fare questo mestiere!”.  

Umile ma orgoglioso, come me!

Per Orio Scaduto, volto dello sfortunato pescatore Turi Granata, calarsi nel personaggio non è stato un problema. Anche se, ci ha raccontato, è la prima volta che deve essere così... ‘buono’!

“Turi Granata è un uomo semplice e onesto, orgoglioso e spesso anche testardo, che tra mille difficoltà cerca di sostenere e proteggere la sua famiglia. Li ama tutti moltissimo: sua moglie, suo fratello, la figlia... vive per loro!”.
Le parole scelte da Orio Scaduto per parlarci di Turi ci hanno comunicato immediatamente l’affetto che l’attore prova per questo suo personaggio.
Ha avuto un feeling immediato con Turi o c’è voluto del tempo per sentirsi il suo carattere “sotto la pelle”?
“Mi ci sono ritrovato immediatamente, fin dai provini. Anzi, fin dalla prima lettura del profilo del personaggio avevo ritrovato in lui molte cose mie: l’orgoglio, l’umiltà, la testardaggine... Mi sono calato subito nei suoi panni, senza difficoltà, sentendo subito con il personaggio un feeling particolare. Questo anche se ero abituato a fare soprattutto ruoli da ‘cattivo’, da mafioso... In Turi ho trovato qualcosa di completamente diverso, ma probabilmente più vicino alle mie corde”.
Cambiare “genere” è stato gratificante?
“Sì, molto: essere per la prima volta nei panni di un ‘buono’ è stato stimolante”.
Secondo lei il rapporto fra Turi e Peppa si fonda su un amore romantico o è il risultato, seppur tenerissimo, dell’aver trovato l’uno nell’altro una spalla per affrontare un’esistenza difficile?
“Turi e Peppa si amano. Questo è certo. Ma... no, il loro non è un amore romantico. La loro unione ha sempre avuto come obiettivo il quotidiano, il reciproco supporto. Con mille problemi... Proprio in questo periodo, fra l’altro, stiamo girando delle scene in cui questo diventa più evidente, perché nostra figlia ha una storia d’amore di quelle che noi, in realtà, non abbiamo mai vissuto... Comunque, credo che i due si amino profondamente, a prescindere da quel collante che sicuramente è stata la difficoltà economica: non è mai stato un amore molto passionale, ma sono due persone che si sono subito accettate, il loro è un sentimento vero”.
Tra poco, invece, vedremo uno scontro fra Turi e la figlia Rosi, scatenato dall’intenzione della ragazza di abbandonare la scuola... Lei nella vita reale come avrebbe reagito?
“Turi, essendo una persona molto semplice, umile, vuole per la figlia quello che lui non ha avuto: pensa davvero che il diploma possa garantire qualcosa di più a Rosi. Non è per partito preso, dunque, che insiste perché continui a studiare: è sinceramente preoccupato del suo futuro e spera che ‘il pezzo di carta’ possa aiutarla. Come mi comporterei io? Beh, premetto innanzitutto che non ho figli, quindi non ho esperienza di questo tipo di confronto... Comunque, penso che direi senz’altro come la penso, e credo che mi troverei d’accordo con Turi nel consigliarle di diplomarsi, credo che preferirei vedere studiare i miei figli... Però, alla fine, sono convinto che lascerei fare a mio figlia quello che desidera. Turi no, Turi si impone... e lo scontro sarà duro!”.
Venendo dal teatro, dal cinema e non avendo mai sperimentato prima la lunghissima serialità, com’è stato il suo impatto con il mondo della soap?
“L’impatto è stato fortissimo: è tutt’altro mondo! Si lavora a ritmi davvero pazzeschi. Devi entrare subito nel personaggio,  dargli una personalità e riuscire a ‘tenerla’, a portartela dietro per tantissimo tempo... Pensi che ormai penso a Turi Granata anche quando non lavoro! Giriamo da un anno e l’esperienza mi piace moltissimo... eppure, ancora mi sembra tutto ‘strano’!”.
La Sicilia della soap assomiglia alla Sicilia che lei conosce?
“Sì, è la Sicilia... dove c’è di tutto, davvero! C’è l’orgoglio di essere siciliani, c’è la mafia, le difficoltà della gente, la bellezza... Credo sia la Sicilia ‘vera’, perché viene colta in tutte le sue sfaccettature. La soap la rappresenta abbastanza bene: dopotutto, questa terra è davvero ‘agrodolce’, il titolo è proprio azzeccato!”.  

Vittoria, la donna del mistero

Entra in scena Vittoria Piccolo, una donna misteriosa che farà ingelosire la povera Peppa e tingerà di giallo la trama della soap. Il suo volto è quello di Elena Sbardella

“Il personaggio che interpreto - Vittoria Piccolo, una donna catanese - introduce una nota di ‘noir’ nella trama di ‘Agrodolce’. È difficile da inquadrare: non c’è perfidia in lei, ma senz’altro ai telespettatori verrà il sospetto che sia ‘cattiva’, anche se non ne saranno certi e probabilmente si interrogheranno a lungo sulla sua reale natura; diciamo che Vittoria ha senz’altro un lato oscuro”.
Non può dirci molto, in realtà, Elena Sbardella, poiché il suo personaggio, che entrerà in scena a momenti, è il fulcro di un nuovo “giallo” e i particolari della sua permanenza in “Agrodolce” - ci farà compagnia per qualche settimana -, se svelati, rovinerebbero tutto...
“Posso anticiparvi, però, che si tratta di una donna benestante, che ha una storia tormentata con il marito, dal quale è separata, e che prima d’ora non aveva rapporti con la cittadina di Lumera: nessuno la conosce, ma la sua apparizione minerà la tranquillità di una parte degli abitanti del borgo, a partire dalla gelosia che proverà subito Peppa nei suoi confronti...”.
Come ti sei trovata nei suoi panni?
“Il tormento vissuto dal personaggio l’ho trovato molto umano... Ma è una donna molto distante da me, tanto più che nella mia carriera avevo interpretato sempre personaggi positivi: questa è la prima volta che mi confronto con un carattere controverso. Ho cercato quindi di mantenere un po’ le distanze da lei, ma mi sono anche imposta di non giudicarla e alla fine ho provato per Vittoria molto affetto”.
Avevi mai fatto tv?
“No, questo è il mio debutto sul piccolo schermo: faccio teatro da otto anni e prima del provino per la soap avevo frequentato solo le tavole del palcoscenico. In verità, fino a poco tempo fa non avevo neanche un agente e la chiamata della produzione della soap è stata la prima che mi ha procurato la mia nuova agenzia. Fra l’altro, il fatto che il personaggio fosse catanese mi è piaciuto molto, perché sono molto legata a Catania per questioni affettive e lavorative. Infatti, anche se sono di Roma, da diversi anni lavoro con il Teatro Stabile di questa città, dove ho una casa in affitto. All’epoca in cui feci il provino nella sede Rai di Termini Imerese, perciò, mi trovavo già in Sicilia, perché ero impegnata a catania con le prove di ‘Così è se vi pare’! Ormai la Sicilia è per me una seconda terra: ho molti amici lì e sono stata accolta molto bene, senza contare che è stata davvero importante per la mia carriera”.
Il fatto che il tuo primo provino per la televisione sia stato per una soap opera è un caso o è stata una tua scelta?
“È stato un caso: fra l’altro, in realtà mi ero candidata per un altro personaggio, ma una volta lì mi hanno chiesto di studiare velocemente altre due scene perché hanno ritenuto che potessi essere più adatta a fare Vittoria”.
Come ti sei trovata con i meccanismi e i tempi di questo tipo di produzione?
“Sono molto diversi da quelli teatrali: in teatro, per esempio, facciamo almeno un mese di prove e conosciamo tutto il copione. Qui, invece, il personaggio andava costruito a poco a poco, all’inizio non avevo chiara la sua evoluzione. E i tempi sono velocissimi, non si prova per ore e si girano fino a dodici scene al giorno! Dal punto di vista della recitazione, però, non ho trovato una grande differenza, perché anche in teatro a me piace avere uno stile asciutto, credibile. Diciamo che è la tecnica a essere diversa: nella soap siamo microfonati, in teatro, invece, spesso non lo siamo. E poi, con le troupe con cui ho lavorato, con la actor coach che ci preparava e con i colleghi in generale mi sono trovata splendidamente. Orio Scaduto (l’interprete di Turi, ndr), con cui ho girato la maggior parte delle scene, è stato delizioso e mi ha aiutato moltissimo: ha molta più esperienza di me, anche in campo televisivo e cinematografico, e averlo come partner è stato utilissimo. Ma certo, le differenze con il mondo del teatro rimangono moltissime: per esempio, è stata una novità avere truccatori e parrucchieri sempre intorno, pronti a ‘ritoccarti’ i qualsiasi momento, mentre in teatro siamo abituati a fare più o meno da soli, nella calma del nostro camerino... In generale, comunque, sono molto contenta, l’esperienza è stata importante e piacevole e l’ottimo livello professionale dei colleghi con cui ho lavorato mi ha dato veramente tanto”.
Se arrivasse la proposta per un’altra soap, l’accetteresti?
“Penso di sì”.
Vedi anche il cinema nel tuo futuro?
“Mi piacerebbe molto: vivo il mio lavoro a trecentosessanta gradi, penso non esistano categorie esclusive - l’attore teatrale, l’attore televisivo, l’attore cinematografico - ma piuttosto che il nostro sia un mestiere per il quale bisogna ben prepararsi ma anche confrontarsi con diversi registri stilistici. Naturalmente, le proposte devono essere valutate criticamente: ‘Agrodolce’ l’ho fatto con piacere perché era chiaro che sarebbe stato un prodotto di qualità. Ed è anche necessario che i nuovi progetti siano funzionali al proprio percorso e alla propria maturazione professionale”.  

È fragile e ingenua, ma Beatrice reagirà

L’insicura signora Serio supererà questo brutto momento? Luisa Maneri ci suggerisce di dargliene il tempo…

“Beatrice è sicuramente una donna fragile e ingenua”, questa è stata la premessa di Luisa Maneri, volto della finora devota e mal ripagata signora Serio, quando le abbiamo chiesto di raccontarci la vera natura del suo personaggio. Tuttavia, ha proseguito l’attrice riferendosi al tradimento di Carmelo, non la si può accusare anche di aver avuto le classiche “fette di salame sugli occhi”. “Me l’hanno detto in molti - ci ha raccontato - ma non sono d’accordo. Dopotutto, prima che Carmelo annunciasse di aver deciso di lasciarla, non aveva motivo di pensare che ci fosse un’altra donna. Non aveva indizi a riguardo”.
Forse, ma Carmelo negli ultimi tempi non si era comportato da uomo innamorato...
“Ma era in linea con il personaggio: il classico macho, il padre padrone... Lei è abituata a questa tipologia di uomo, l’ha sempre accettato. Anche perché si è messa con lui che era giovanissima: sono sposati da trent’anni e lei non conosce altro tipo di relazione. Fra l’altro, Beatrice non è siciliana, si è trasferità a Lumera per seguire lui e si è fatta andar bene una mentalità che non le apparteneva, ha accettato tutto... Probabilmente è abituata a sentirsi un po’ straniera, un po’ ‘estranea’... E poi, bisogna considerare che lei è innamorata di Carmelo e, cosa ancora più importante e forte, ne è psicologicamente dipendente”.
Lei non ha provato un po’ di insofferenza per la sottomissione del suo personaggio?
“Mi divertiva molto vedere fin dove il personaggio poteva arrivare: una cosa che nella vita normalmente non ci si può permettere di fare, soprattutto in un rapporto d’amore! Ho provato a calarmi davvero nei suoi panni, cercando di condividere il suo orrore per i contrasti, per lo scontro, chiedendomi cosa la spingesse a tentare di mediare sempre, a evitare il vero confronto... E ho scoperto che in lei non c’è nessuna malizia e che dopo trent’anni vissuti così, il suo processo di ‘liberazione’ non avrebbe mai potuto essere più rapido né meno doloroso”.
Il rapporto con i due figli inciderà in qualche modo su questo percorso di Beatrice? Lucia e Ciccio la aiuteranno?
“I figli certamente rappresenteranno uno stimolo importante: da un lato l’indipendenza di Lucia potrà farle pensare che anche lei possa aspirare a essere se stessa, a concludere qualcosa; ma la molla che la renderà più forte è anche la consapevolezza che deve continuare a fare da madre a Ciccio e che non può caricare i suoi figli di responsabilità che non competono loro”.  
Lei ha vissuto e lavorato a lungo in Francia: perché se n’era andata e perché ha scelto di tornare?
“Ci andai credendo di star lì solo un paio di mesi d’estate, per fare un corso di francese. Avrei dovuto tornare al lavoro in autunno, ma la stagione teatrale prevista per quell’inverno saltò, così decisi di fermarmi un po’ di più a Parigi, dove mi ero trovata molto bene. Poi, qualche mese dopo, quando pensavo di ripartire... ho conosciuto un uomo di cui mi sono innamorata e che poi ho anche sposato. Ho deciso quindi di tornare in Italia solo quando la nostra storia è finita, nel 2006”.
La proposta di lavorare in “Agrodolce”, allora, le è arrivata quando era appena arrivata...
“Sì, ed è stato meraviglioso! Fra l’altro, essendo appena rientrata a Roma, stavo ancora cercando casa ed ero ospite di mia madre: mi mancavano i punti di riferimento, perché ricominciare la vita in Italia dopo anni non era semplice... Quindi ho risolto l’incertezza in cui ancora mi trovavo prendendo casa in Sicilia...”.
Oltre al teatro, il suo curriculum vanta anche diversi film di tutto rispetto... Ci racconta come è stato, per esempio, esordire giovanissima ne “Il vizietto” accanto al grande Ugo Tognazzi?
“Ero troppo giovane per rendermi conto della fortuna che avevo. Avevo fatto pochissime cose prima d’allora... neanche sapevo cosa fosse un direttore della fotografia! Una cosa che non posso dimenticare, però, sono le continue interruzioni... Sul set, infatti, ci bloccavamo spessissimo perché tutti scoppiavano a ridere! Per esempio, c’è una scena dove sembra che io stia piangendo... In realtà, le lacrime scendevano perché satvo cercando disperatamente di trattenermi dal ridere. Fu davvero molto bello, ma in un certo senso fu anche un’occasione persa, perché ero lì, con quegli straordinari attori con cui ridevo e scherzavo, ma dei quali ancora non avevo compreso appieno la grandezza. Invece, sarebbe stato meraviglioso girarlo dieci anni dopo, con molta più consapevolezza.  

Un bimbo nel corpo di un uomo

Ermanno non è come gli altri: sensibile e fragile come un bambino, dei più piccoli ha anche il candore. Abbiamo chiesto a Ernesto Maria Ponte a chi si sia ispirato per interpretarlo

Dal celeberrimo “Rain man” (1988), con uno strepitoso Dustin Hoffman, al commovente “Mi chiamo Sam” (2001), con Sean Penn, nel corso degli anni sul grande schermo il disagio mentale è stato spesso spunto per memorabili interpretazioni. Non ci ha per nulla sorpreso, quindi, che un ottimo professionista come Ernesto Maria Ponte - che in “Agrodolce” interpreta il candido Ermanno Granata, una sorta di bimbo imprigionato nel corpo di un uomo a causa di un ritardo mentale dovuto a un incidente - vi abbia subito fatto riferimento. “Per prepararmi a interpretare Ermanno - ha infatti esordito l’attore- ho visto moltissimi film. Non è semplice rappresentare l’handicap e non volevo farne una caricatura. Perciò ho pensato di studiare il lavoro di alcuni grandi attori che in passato avevano già interpretato personaggi con menomazioni di questo tipo. Molti di quesi film sono bellissimi: c’è ‘Forrest Gump’, per esempio, ‘Beautiful mind’, e ho trovato di grande ispirazione ‘Oltre il giardino’, con il bravissimo Peter Sellers... Dopo di che, ho cercato di dar vita a un personaggio la cui patologia non fosse perfettamente chiara e molto ben evidenziata, altrimenti in una produzione di lunghissima serialità prima o poi avrebbe senz’altro dato problemi di scrittura agli autori: a un certo punto lo avrebbero inevitabilmente emarginato. Prima di cominciare a girare mi preoccupava molto il rischio di farne una caricatura ed ero spaventato dalla rapidità con cui si lavora nella soap, perché temevo che sarebbe stato difficile risultare naturale. Ma l’ottima scrittura delle scene mi ha aiutato moltissimo. Ermanno, fra l’altro, per quanto sia molto sfortunato sia a livello personale sia famigliare, in certi momenti è un carattere anche divertente”.  
A volte è molto ironico...
“Già, e sono i momenti più difficili da rendere, anche se di grande soddisfazione. In pratica Ermanno è un ‘bambinone’ e secondo me è stato un bene non accentuare troppo la drammaticità del suo stato, perché avremmo corso anche il rischio di urtare i sentimenti di chi vive davvero in famiglia situazioni di questo genere. Mi è stato d’aiuto, in particolare, il fatto che proprio in concomitanza della mia scrittura per ‘Agrodolce’ sia nato mio figlio: infatti, dal momento che dalla notizia che mi avevano scelto al primo ciak sono passati circa nove mesi, nel periodo in cui dovevo prepararmi a entrare nel personaggio ho potuto studiare l’atteggiamento puerile del mio bambino e lo stupore con cui scopriva ogni cosa nuova, e farli miei. E questo studio continua anche oggi che ha quasi due anni: i bambini esasperano tutto e piangono alla prima contrarietà... Ho osservato attentamente anche gli atteggiamenti aggressivi tipici della sua età: se si arrabbia con un suo coetaneo, per esempio, gli si dipinge in volto un’espressione imbronciata e minacciosa fin eccessiva... Però, allo stesso tempo, i bimbi così piccoli sono anche molto candidi nella loro quotidianità, nel loro modo di fare quando tutto va come si aspettano. Il fatto è che eccedono quando devono manifestare qualsiasi stato d’animo, sia bello sia brutto. E tutto questo in Ermanno l’ho messo”.
C’è qualche commento che le è stato fatto sulla sua interpretazione che le è rimasto impresso?
“I più divertenti e spontanei sono stati quelli dei pescatori di Porticello, la località dove giriamo gli esterni ambientati a Lumera, che qualche volta fanno anche le comparse in ‘Agrodolce’. Uno, in particolare, tempo fa mi si è avvicinato e in dialetto mi ha detto: ‘sono qua per lei; mia moglie sostiene che lei in realtà è normale, ma io non ci credevo e sono venuto a controllare’. Devo dire che è stato un gran bel complimento per la mia interpretazione!”.
 Lei è un attore teatrale molto apprezzato, come mai partecipa a una soap? C’entra il fatto che così può lavorare in Sicilia?
“Devo dire che questo c’entra molto... Sono legatissimo alla mia terra. Ora vivo a Carini, in campagna ma a soli pochi chilometri da Palermo, con un clima fantastico! Dopo cinque anni vissuti a Roma, mi sono rifiutato di fare l’emigrato e mi sono detto che se fossi riuscito a mantenermi e a comprarmi una casa facendo questo mestiere in Sicilia non me ne sarei più andato. A Palermo mi sono dedicato molto al teatro: ho lavorato allo Stabile, al Massimo, dove si fanno anche più commedie, e ho anche scritto dei meie testi cabarettistici, monologhi graffianti. Al cinema, invece, anche se sono apparso in ‘Il sette e l’otto’ di Ficarra e Picone, finora non ho mai realmente pensato. ‘Agrodolce’ si è sposato bene con questo mio spirito ‘campanilista’: dopotutto, sono in onda tutte le sere su un’emittente nazionale... ma la mattina per andare a lavorare faccio solo pochi chilometri! Fino a qualche anno fa sarebbe stato impensabile... E poi, anche se ammetto con grande tranquillità di non essere mai stato un appassionato di soap opera, in questo prodotto c’è un dato innegabile: ognuno di noi, in tutti i reparti coinvolti, sia artistici sia tecnici, lavora con devozione e grande serietà e credo che questo livello di professionalità meriti molto rispetto. In più, andiamo proprio molto veloci: in quattro ore giriamo quasi un episodio! Ed è una palestra eccezionale. Fra l’altro, l’esperienza mi sta servendo moltissimo: ho imparato un linguaggio che non conoscevo. Prima non sapevo cosa fossero un carrello, un dolly, un piano americano, un primo piano... tutte cose legate alla cinematografia. Ora, invece, se avessi l’occasione di fare un bel film, con un buon regista e avendo a disposizione i tempi lunghi del cinema... credo mi sentirei pronto e molto ben allenato! 

Sul set sono sempre me stesso

Parola di Claudio Mazzola, giovane interprete di Ciccio Serio, che ci spiega come la chiave del successo del suo personaggio sia proprio la sua spontaneità

Claudio Mazzola in “Agrodolce” interpreta Francesco “Ciccio” Serio, secondogenito di Carmelo e Beatrice. Ha appena compiuto diciassette anni, lo scorso dicembre, ma a dispetto della giovane età ha già una discreta esperienza.
Come hai cominciato?
“Il mio primo film è stato ‘Alla luce del sole’ di Roberto Faenza (film dedicato alla figura di Don Pino Puglisi, interpretato da Luca Zingaretti, del 2004, ndr) e circa tre anni fa ho lavorato anche nella fiction ‘Il capo dei capi’”.
Di chi è stata l’idea di farti recitare? Ti hanno spinto i tuoi genitori?
“No, ho fatto tutto da solo: mi fu proposto di fare un provino per il film di Faenza e ci andai...”.
So, però, che già nel 2000 avevi partecipato a uno spettacolo teatrale, allestito al teatro Crystal e al teatro Savio di Palermo...
“È vero, era ‘Da pagina 1 a pagina 29’; l’ho fatto con mia madre”.
È un’attrice?
“Fa l’insegnante, ma nel tempo libero fa anche l’attrice”.
Una passione di famiglia, quindi...
“Diciamo di sì: anche mia sorella ha fatto qualche spettacolo”.
Da grande vuoi fare l’attore?
“Non proprio... Se dovessero arrivare altre proposte per dei film le accetterei, questo è sicuro! Però vorrei provare anche a fare qualcos’altro, dopo il diploma. Per esempio, mi piacerebbe provare a lavorare nel pub di mio zio, per vedere com’è...”.
Quindi stai pensando a dei mestieri a contatto con la gente...
“Sì, mi piacerebbe perché sono molto socievole. Per esempio, se incontro una persona un po’ timida di solito riesco a sbloccarla, a metterla a suo agio...”.
Per ora sei al quarto anno della scuola superiore: riesci a conciliare gli impegni di studio e con gli amici con il lavoro sul set?
“Diciamo di sì: mi costa un po’ di fatica, ma ci riesco. Quando non lavoro vado regolarmente a scuola, studio e riesco anche a uscire con i miei amici”.
Loro come vivono questa tua grande popolarità? Il fatto che la gente ti riconosca e ti fermi per strada ha influito sul loro atteggiamento?
“No, per niente. Per fortuna, con loro non è cambiato nulla”.
Parliamo di Ciccio, il tuo personaggio: ti assomiglia?
“Forse in qualcosa sì, per esempio è impulsivo e un po’ permaloso... anche se, come me, non esagera!”.
Come ti trovi con gli attori che interpretano gli altri membri della famiglia Serio?
“Molto bene, soprattutto con Giacinto Ferro, con cui mi sono trovato subito a mio agio. Ma sono tutti molto simpatici: non mi posso proprio lamentare!”.
Ma hai anche molte scene con Rosi... Recitare fra ragazzi, quindi con attori che hanno meno esperienza, è più difficile?
“Per me è la stessa cosa, perché quando faccio una scena sono sempre spontaneo, l’affronto come la vivrei nella realtà. Un po’ come se quelle situazioni le vivessi davvero: sono proprio io che dico e faccio quelle cose e il mio personaggio credo piaccia proprio per questo”.
Ci anticipi qualcosa? La separazione dei genitori farà maturare Ciccio?
“Sicuramente! Sarà anche una questione di responsabilità: solo al fianco della madre maturerà senz’altro”.
Quali scene trovi più complicate da girare?
“Quelle in cui Ciccio deve mostrare molto i sentimenti  o commuoversi: con la madre, per esempio, oppure con Rosi... Io di solito mi tengo tutto dentro, quindi non sarei portato a condividere quel tipo di emozioni. Naturalmente, mi butto e le faccio lo stesso!”.  

Siamo molto diverse, ma un po’ la capisco

Come Anna Marin, presto dovrà “vedersela” anche lei con una figlia adolescente... Carlotta Miti svela alcuni punti di contatto con il suo personaggio ma assicura: “non sono così dura ”!

Nel 2000, i fan di “Un posto al sole” l’avevano già apprezzata nel ruolo di Anna Boschi quando, in occasione del primo ritorno a Napoli del personaggio dopo il trasferimento in Nuova Zelanda, per un periodo sostituì in quel ruolo Samuela Sardo. Ora Carlotta Miti è tornata su Rai Tre con “Agrodolce” nei panni della preside Anna Marin, un personaggio che all’inizio avrebbe dovuto essere “a breve termine”, ma che sul set ha dimostrato di funzionare così bene da trasformare quella che in origine era stata pensata come una lunga “ospitata” in un meritato posto fisso...
Lei ha preso parte a entrambe le soap targate Rai Tre: sono state esperienze simili o ha riscontrato molte differenze fra i due set?
“Per me è stato molto diverso: innanzi tutto, quando partecipai a ‘Un posto al sole’ entrai come sostituta di Samuela, che aveva già dato un volto e un carattere al personaggio... Dal punto di vista delle trame, invece, i temi sono più o meno gli stessi, anche se là lo sfondo di intrighi e vicende sentimentali era un palazzo e qui, invece, mi muovo in una scuola. Così come i ritmi di lavoro sono gli stessi... Ma ‘Agrodolce’ è qualcosa di completamente nuovo, qualcosa che è nato solo ora e di cui ho potuto far parte quasi dall’inizio: ci sono molto affezionata. Fra l’altro, giriamo in luoghi stupendi...”.
Non essendo siciliana, non le pesa passare lunghi periodi lontana da casa?
“È durissima, anche perché ho una figlia, Alice, di soli 11 anni. Faccio costantemente avanti-indietro dal set per tornare a Bologna da lei appena finisco di lavorare. Prendo un aereo dopo l’altro: sono sempre in volo!”.
Nonostante ciò, l’idea di girare una seconda stagione la entusiasma?
“Molto! Spero davvero che si faccia, perché ne sarei entusiasta”.
Come giudica il suo personaggio? È una donna difficile: avete qualcosa in comune?
“In realtà qualcosa che ci accomuna c’è. All’inizio Anna appare molto forte e molto acida, ma per una serie di motivi personali che l’hanno portata a chiudersi, rendendola insofferente e diffidente. Ma questo succede anche nella vita reale, perché ciò che ti fa soffrire inevitabilmente ti segna e ti cambia. Il personaggio, per fortuna, si evolverà, non rimarrà fossilizzato in questa sua rigidità. Fra l’altro, c’è questo rapporto tragicomico con il vicepreside interpretato Massimo De Lorenzo che mi diverte da morire...”.
È uno degli attori con cui ha  girato più scene...
“Infatti, oltre a Claudia Fichera, la professoressa Cutò, con cui lavoro altrettanto spesso. Fra noi attori c’è un ottimo rapporto. Qualche settimana fa, quando abbiamo chiuso il set della prima serie, anche se dopo un anno passato a Termine Imerese lavorando duramente avevamo tutti voglia di prenderci una pausa, in realtà eravamo anche tristi per il distacco”.
La Marin ce l’ha molto con i “meridionali”. Come vive questo suo “razzismo”, le sembra realistico?
“Io non lo condivido per niente, non fa proprio parte di me! Pur essendo nata al Nord, a Bologna, amo molto il Meridione. Ma credo che in Italia, purtroppo, siano ancora tantissimi quelli che si ostinano a voler trovare a priori un difetto, un handicap al Sud. Naturalmente, ognuno è fatto a suo modo, ci sono magari atteggiamenti, modi di fare in cui non tutti si riconoscono. Ma i siciliani in particolare sono sono speciali: a Palermo, per esempio, ho trovato un’amica carissima”.
Lei, quindi, è un tipo più elastico del suo personaggio...
“Direi proprio di sì! Infatti, mi sono adattata molto bene... Anche se c’è da dire che l’astio che Anna Marin nutre verso i siciliani, per quanto non giustificabile, ha un motivo: dipende da suo marito e dalla loro vicenda coniugale, per la quale ha sofferto”.
I sui guai dipendono anche dalla figlia Roberta, una ragazza difficile... Lei, come madre, si è identificata nella storia?
“In effetti, ci sono degli aspetti della loro relazione che rispecchiano anche la mia situazione e le problematiche adolescenziali cominciano a darmi qualche pensiero: Roberta ha 16 anni, mia figlia solo 11, ma è comunque alle soglie di quell’età così difficile. Fra l’altro, è anche lei figlia di genitori separati, come il personaggio della soap... Diciamo che la vicenda della fiction mi è servita per cominciare a riflettere su come affrontare i prossimi anni!”.
Lei nel 2005 è stata protagonista di “Incantesimo”, una fiction che dava largo spazio a tematiche simili a quelle delle soap... Il genere sentimentale le è particolarmente congeniale o è un caso che lei abbia partecipato a diverse produzioni di questo tipo?
“In passato il mio lavoro è stato discontinuo - per la mia maternità, per altre scelte, perché ci ho messo un po’ a capire che volevo davvero fare questo mestiere... - e quando ho deciso di ripartire con convinzione la somiglianza dei miei ingaggi è stata piuttosto casuale...”.
Che ruoli le piacerebbe interpretare in futuro?
“Vorrei avere l’occasione di partecipare a un film con un personaggio ‘tosto’  - mi viene in mente Giovanna D’Arco... - e lavorare con registi un po’ fuori dal coro, come Giuseppe Piccioni”.
Ha appena nominato Giovanna D’Arco: le piacerebbe fare un film in costume?
“Sì, tanto, mi piacerebbe da morire!”.

Mi piace Michele: è simpatico, come me!

Ha solo 15 anni, ma non è del tutto inesperto: Angelo Pardo, il giovane interprete di Michele Martorana, ci parla della sua avventura nella fiction confidandoci  le sue aspirazioni per il futuro

Angelo Pardo, che in “Agrodolce” dà il volto a Michele Martorana, il figlio del commissario di polizia di Lumera, ha compiuto 15 anni lo scorso settembre. Eppure, a dispetto della giovane età, quando cominciò a girare la soap, ormai più di una anno fa, qualche passo nel mondo dello spettacolo lo aveva già mosso.
Tre anni fa sei stato coprotagonista del film “La luna e il lago”: ci racconti come hai cominciato a recitare?
“Ho iniziato quasi per caso. Insieme a mio padre avevo visto un annuncio sul giornale: per un provino cercavano un ragazzino di dodici anni che avesse occhi azzurri e capelli chiari. Mi sono presentato e mi hanno dato la parte!”.
Recitare ti è piaciuto subito?
“Moltissimo! Certo, è impegnativo, è un vero e proprio lavoro, ma è anche tanto divertente”.
Significa che da grande intendi fare l’attore?
“Se ci fosse l’opportunità... confesso che mi piacerebbe molto!”.
Quali sono i tuoi attori preferiti?
“Non ho dubbi: fra gli italiani, Aldo, Giovanni e Giacomo! Fare un film con loro, una commedia, qualcosa di simpatico, sarebbe bellissimo. Mi piace molto come recitano.”.
Frequenti le superiori?
“Sì, sono al secondo anno del liceo scientifico”.
Non è troppo pesante recitare e studiare? Lo scientifico è una scuola impegnativa...
“In effetti è piuttosto pesante, soprattutto perché il mio è un liceo sperimentale, tecnologico. Però fino a questo momento me la sono cavata molto bene: oggi, per esempio, ho preso un buon voto in un compito in classe di latino e sono molto felice”.
Ti resta un po’ di tempo da passare con gli amici? Ti diverti, fai sport?
“Sì, spesso ho tempo anche per gli amici e vado regolarmente in piscina. Il sabato di solito esco con i miei compagni, oppure loro vengono da me. Qualche volta vado anche in discoteca”.
Michele, il tuo personaggio, ti assomiglia in qualche modo?
“Siamo la stessa persona. Quando recito, infatti, mi sento lui. Michele ha un carattere molto fantasioso, proprio come il mio, è simpatico, solare: mi riconosco molto nel personaggio. Fra l’altro, so che mi hanno scelto per questo ruolo non solo per il mio aspetto fisico, ma proprio per il mio carattere. L’unica cosa che davvero ci differenzia è l’interesse per le stelle: Michele è molto appassionato: ama guardare il cielo, usa il canocchiale... Io, invece, preferisco osservare ciò che mi sta più vicino!”.
Vincenzo Ferrera, che nella soap interpreta tuo padre Stefano, mi ha parlato molto bene di te...
“Lui è bravissimo e molto simpatico, ci troviamo molto bene insieme. Anche con Ileana (Rigano, che interpreta la nonna di Michele, Agata, ndr) vado d’accordo”.
Sono diventati una seconda famiglia?
“Quasi! Ci vediamo spessissimo, almeno due o tre volte la settimana...”.
Qualcuno si è dimostrato geloso di questa tua avventura in tv? Magari i tuoi fratellini?
“No, nessuno ne è geloso! Ho una sorella più grande e un fratello più piccolo e sono tutti contenti per me!”.
In generale, come definiresti la tua esperienza sul set di “Agrodolce”?
“Bellissima. Mi trovo bene e mi piace tutto: il posto, come vengo trattato... Mi piace anche molto interagire con i cameramen e gli attrezzisti. Spero di fare la seconda serie, magari anche la terza...”. (Ride)
Cosa ti piacerebbe che succedesse al tuo personaggio in futuro?
“Michele mi piace così come è ora, anche se spesso avrei voluto che avesse più contatti con gente della sua età: compagni di scuola, amici... Invece in passato ha avuto poche scene con ragazzi della sua età. Se non sbaglio, però, proprio in questi giorni succederà qualcosa e comincerà una nuova storia divertente: vedrete presto Michele alle prese con una ragazzina...”.
E la loro “storia” durerà molto?
“Direi di sì: diciamo un centinaio di puntate!”.  

Con una siciliana sarebbe stato diverso

Ne è convinto Santo Santonocito, che nella soap interpreta l’infedele marito di Anna Marin. Con una donna del sud al suo fianco, ci ha spiegato l’attore, forse Ruggero si sarebbe comportato meglio

“Ruggero Giuffrida è un povero disgraziato!”. Santo Santonocito, l’attore siciliano che in “Agrodolce” interpreta il marito infedele della gelida preside Marin, dovendo dare una definizione del suo personaggio non è andato per il sottile, aggiungendo: “intendo dire che si lascia troppo facilmente affascinare dalle belle donne! Ha una splendida e brava moglie, Anna, ma ogni tanto non può fare a meno di lasciarsi coinvolgere dal fascino femminile... di qualcun’altra! È un tipo molto alla mano, per certi versi un sempliciotto. Vive alla giornata, convinto che tutto sia semplice, però non riesce a portare la moglie dalla sua parte. Lui vorrebbe che lei sapesse perdonare, fosse più permissiva di fronte alle scapatelle, ma si scontra con la personalità severa e lucida della donna. Peccato, perché inizialmente il loro era un bel rapporto d’amore, ma è crollato tutto: lui non ha speranze di riconquistarla”.
Credi che donna del sud sarebbe stata più indulgente di Anna?
“In effetti, penso che il fatto che lei sia cresciuta al nord impedisca loro di avere una maggiore intesa. Credo che una donna siciliana sarebbe stata meno dura, forse l’avrebbe addirittura perdonato. La severità di Anna ha senz’altro a che fare con il suo essere ‘nordica’...”. 
Esistono quindi ancora queste differenze culturali fra nord e sud Italia?
“Sì, secondo me esistono differenze: in linea di massima, le donne siciliane sono molto passionali, carnali. Al sud siamo un po’ più calorosi... Insomma, se devo dirla tutta, se Ruggero avesse avuto accanto una donna più “accogliente” forse non avrebbe neanche cercato l’attenzione di altre signore...”.
Quindi la loro incompatibilità esisteva anche prima che lui la tradisse?
“Per come la vedo io, sì”.
Com’è andata sul set con Carlotta Miti, che interpreta la moglie di Ruggero, Anna Marin?
“Carlotta è bravissima. Io non la conoscevo prima, perché in realtà non guardo molto la tv, però devo dire che l’ho trovata straordinaria, veramente in gamba. Grazie ad ‘Agrodolce’ ho avuto il piacere di recitare con due donne completamente diverse ma ugualmente entusiasmanti: da una parte Guia Jelo, cioè Marta, mediterranea, impetuosa, straripante; dall’altra la Miti, molto attenta... è stato molto bello”.
Parlaci di te.
“Nasco come attore teatrale:  ho fatto la scuola del Teatro Stabile di Catania e sono più di vent’anni che lavoro qui in Sicilia; ho fatto anche qualche apparizione in film importanti...”.
E come sei approdato alla soap opera?
“Sempre tramite Stabile di Catania, grazie al quale ho fatto il primo provino...”.
Ruggero è un personaggio “transitorio”...
“Sì, entra ed esce di scena: mi vedrete ancora in qualche puntata”.
Ma pensi che nella seconda serie potrebbe tornare?
“In realtà, è tutto da vedere, non lo escludo perché gli sceneggiatori sono costantemente  al lavoro e quindi penso che se il personaggio piacesse potrebbe tornare anche in puntate future”.
Tu torneresti volentieri?
“Sì, a me piacerebbe molto, anche perché penso che questa produzione per la Sicilia sia importante: ha dato lavoro a tante persone e ci sono molte professionalità - attrezzisti, fonici, costumisti...- che si stanno sviluppando e che fino a poco tempo fa erano impensabili. Come siciliano dico: ‘grazie Agrodolce’!”.
Se ti proponessero un’altra soap, ma fuori dalla Sicilia - a Torino, per esempio, o a Napoli -, accetteresti?
“Se ci fosse qualità, perché no? Per un attore di teatro è fondamentale trovare un bel gruppo, bravi colleghi e bravi registi, in modo che si possa lavorare bene e rendere di più. Con queste premesse, e compatebilmente ai miei impegni teatrali, tornerei in tv molto volentieri!”.
Trai tuoi progetti per il futuro, oltre ai tuoi impegni sul palcoscenico, c’è già qualcosa del genere?
“In effetti, in ballo c’è anche un progetto televisivo... ma è davvero ancora troppo presto per parlarne!”  

Un’esperienza indimenticabile

Esce di scena proprio in questi giorni, ma della sua breve esperienza in “Agrodolce” Luca Giliberto parla con grande entusiasmo. Anche perché i “cattivi”, come Alberto Di Muro, lo affascinano in modo particolare...

“Per me questa di ‘Agrodolce’ è stata un’esperienza importantissima!”. Non ha dubbi a riguardo Luca Giliberto, l’attore appena ventitreenne che nelle ultime puntate della soap abbiamo imparato a detestare nei panni del subdolo investigatore omicida Alberto Di Muro. E il suo entusiasmo si estende anche al lato umano dell’esperienza, tanto che una delle prime cose che ha voluto sottolineare quando lo abbiamo interpellato è come si fosse trovato bene con tutte le persone con cui aveva lavorato. “Avevo già fatto qualcosa, ma erano piccole parti; Alberto Di Muro, anche se è stato in scena per poco, è stato il mio primo personaggio importante e ne sono felice, anche perché c’è stata sintonia con tutti: mi sono trovato benissimo con la ‘coach’ Consuelo Lupo che mi seguiva mentre preparavo il personaggio, con la troupe, con i quattro registi con cui ho lavorato... Era come lavorare in una grande famiglia! Gli attori di maggiore esperienza mi hanno sempre aiutato molto, soprattutto Vincenzo Ferrera (il commissario Stefano Martorana, ndr), incoraggiandomi anche se mi capitava di sbagliare”.
Cosa ne dici dei ritmi serrati e del tipo lavoro che sta dietro la realizzazione della soap?
“Mi è piaciuto lavorare così, ne sono orgoglioso, soprattutto ripensando agli ultimi tre giorni di lavorazione, quando abbiamo realizzato sei scene al giorno, lavorando senza sosta! C’è stata un’unica giornata davvero difficile: l’ultima, quella in cui Alberto viene arrestato. Ero vestito con un maglioncino e un giubbotto di pelle e... c’erano quaranta gradi! Si moriva di caldo: qualcuno della troupe è addirittura svenuto... C’è stato un momento in cui anche io e Vincenzo eravamo lì lì per sentirci male: dovevamo prenderci a botte e abbiamo ripetuto la scena un sacco di volte... è stata dura, pensavo di morire!”.
Come ti sei trovato nei panni del cattivo?
“Mi è piaciuto molto, soprattutto perché ha rappresentato una sfida con me stesso. Inizialmente, infatti, Di Muro doveva apparire succube di Vittoria Piccolo, ma a un certo punto c’è stato un cambiamento radicale del personaggio: si è scoperto che era lui a manovrare Vittoria e non il contrario. Non so se sono riuscito a render bene questa svolta, questo cambio repentino di Alberto che rivela la sua vera personalità solo nel momento in cui viene messo alle strette, ma mi sono molto impegnato per interpretare questa sua evoluzione... In ogni caso, credo che spesso i ‘cattivi’ siano più interessanti...”.
Secondo te a fare di Alberto un assassino è stato solo l’interesse o c’entra anche la passione per Vittoria?
“La chiave è l’interesse, non c’è dubbio. Se tutto fosse andato secondo i suoi piani, sarebbe scappato da solo con i soldi... Alla fine Alberto arriva a sparare a Vittoria, ma a farlo andare fuori di testa, a fargli sequestrare la donna e poi a puntarle contro la pistola, è il fatto che lei confessi alla polizia i suoi sensi di colpa per la morte del marito quando, altrimenti, non ci sarebbero state vere e proprie prove per incastrarli”.
Parlaci un po’ di te...
“Ho cominciato quattro anni fa frequentando la scuola di teatro di Garinei. In tv ho fatto pubblicità e un piccolo ruolo in ‘Carabinieri’, mentre al cinema sono apparso in due film di Pupi Avati, sempre naturalmente con piccole parti... In questo periodo, invece, più che altro faccio il doppiatore...”. 
Ma su cosa ti piacerebbe concentrarti in futuro?
“Io vorrei fare ogni genere di esperienza! Penso che un attore debba fare un po’ di tutto, dalla pubblicità alla tv, dal teatro al cinema... Credo non si debba rifiutare nulla a priori. Diciamo che non sono certo un tipo ‘con la puzza sotto al naso’ che rifiuterebbe di fare uno spot pubblicitario...”.
Hai impegni a breve?
“Sì, uno spettacolo al Teatro Duse, a Roma, a fine febbraio”.
“Commedia” o “tragedia”?
“Tragedia! Sì, il filone tragico mi accompagnerà ancora per un bel po’... Si tratta di ‘Lettere dal fronte’, tratto dalle lettere che il giovane siciliano Francesco Gesualdo, caduto durante la Prima guerra mondiale, scrisse dal fronte alla sua famiglia e agli amici. In scena saremo solo in due: un altro attore che racconterà la situazione di questo sfortunato soldato in un monologo e io che ne leggerò le lettere”. 

Il mio “professore” tornerà se stesso

In una soap, come nella vita, non si sa mai di preciso che fine si farà... è questo che la rende così stimolante per un attore: ce lo spiega Bruno Crucitti, l’interprete del barbone “per forza” Vincenzo Salone

“Vincenzo Salone ha avuto una vita molto difficile e tormentata ed è per questo motivo che a un certo punto è finito ‘sotto un ponte’... Insomma, si è ritrovato a fare il barbone per forza, per problemi soprattutto familiari...”.Quando gli abbiamo chiesto di parlarci del suo personaggio, il clochard che abbiamo appena visto entrare nella vita di Marta e Felice Randazzo, Bruno Crucitti ha subito chiarito che quella di Vincenzo non è stata una scelta di vita, anche se, ha aggiunto, “vive bene la sua condizione di Barbone, ha molti amici ed è molto considerato: lo chiamano ‘il professore’, perché quella un tempo era la sua professione...”.
Come fa un professore ad adattarsi alla vita in strada?
“Usa la sua cultura per sopravvivera al meglio, mettendo in atto una serie di escamotage - tutti leciti! - per vivere un po’ meglio questa sua difficile condizione”.
Finché Marta non decide di aiutarlo...
“Appunto. All’inizio quest’aiuto consiste nell’offerta di cibo; poi, piano piano, Vincenzo fa amicizia con Felice, con il quale ha in comune l’esperienza dell’insegnamento, e si innesca un divertentissimo ‘triangolo’ fra il barbone e i due fratelli, le cui dinamiche assomigliano molto a quelle di una vecchia coppia di coniugi... ”.
Vincenzo è forse come il ranocchio della famosa fiaba, quello che con un bacio si trasforma in principe?
“In un certo senso sì. Finora quella di Felice e Marta era una ‘coppia’ chiusa e Vincenzo, entrando nelle loro vite, scardina le loro dinamiche usuali e scatena nuovi eventi, creando molto scompiglio... Questa nuova situazione è importante anche per lui, perché riesce finalmente a recuperare la voglia di vivere e di riscattarsi. Il bello di questo personaggio è stato proprio il fatto di dover mettere in scena questa trasformazione lenta ma radicale che lo riporterà a essere la persona che era in origine”.
Come si è trovato sul set con Guia Jelo (Marta) e Massimo De Lorenzo (Felice)?
“Benissimo! Sia con gli attori - Guia e Massimo sono persone squisite, con cui mi sono molto divertito - sia con i personaggi che interpretano, perché le dinamiche di questa coppia di fratelli sono felicissime. Fra l’altro, gli autori mi hanno detto che la gestazione del mio personaggio è stata laboriosa: è stato studiato con estrema cura in modo che il suo ingresso funzionasse al meglio...”.
Vincenzo rimarrà a lungo nella soap?
“Abbastanza a lungo e sarà causa di grandi sconvolgimenti... ma non posso dirti di più”.
Anche se prestato altre volte a tv e cinema, lei è un soprattutto attore e regista teatrale. Cosa l’ha spinta a lavorare in una soap opera?
“Il luogo dove la giravano è stata la prima cosa che mi ha attratto: sono siciliano, anche se ero ancora molto piccolo quando lasciai la Sicilia. Certo, all’inizio, venendo dal teatro, è stato sconvolgente, perché mi sono reso conto che nella soap non avrei mai avuto il tempo per prerarare il personaggio nel modo in cui ero abituato. Poi, però, quando ho capito il meccanismo, mi sono reso conto di aver fatto proprio la scelta giusta: questo tipo di lavoro, questo ‘recitare lieve’ della soap, è un allenamento straordinario per un attore. Ho capito anche che dovevo attenermi scrupolosamente al copione, seguendolo alla lettera, perché mi sono reso conto che nella soap il tempo che agli attori manca per approfondire, provare e riprovare, è compensato dalla cura con cui gli sceneggiatori hanno lavorato precedentemente: il lavoro preparatorio del personaggio, insomma, sta ‘a monte’, è nella scrittura. Quando ho capito questo, mi sono sentito subito a mio agio. E ho potuto anche godere fino in fondo di un’altra caratteristica delle soap: il fatto che non si sappia mai esattamente dove stia andando il proprio personaggio, proprio come succede nella vita... Dal punto di vista interpretativo, è una condizione molto stimolante!”.
A cosa lavora in questo momento?
“Sto lavorando alla regia teatrale di un testo risorgimentale con Paolo Bonacelli e sto preparando un ‘docufilm’ intitolato ‘Watercolour’, cioè ‘Acquerelli’, scritto da me e ambientato a fine ‘800 fra l’Inghilterra e l’Italia meridionale. E probabilmente mi vedrete anche di nuovo in televisione...”.  

Vado a scuola e... sogno il cinema!

Il ruolo della tormentata Roberta, la figlia adolescente della preside Marin, le ha regalato una grande visibilità, ma Miriam Dalmazio non intende cercare scorciatoie e per inseguire il suo sogno pensa innanzi tutto a studiare

Ventun’anni, la maturità scientifica in tasca, pur di avvicinarsi al mondo della recitazione fino a poco tempo fa Miriam Dalmazio faceva la maschera al Teatro Massimo di Palermo, la sua città. Quella in “Agrodolce” è la sua prima esperienza come attrice.
Com’è cominciata la tua avventura in questa soap?
“È nato tutto per caso: ho accompagnato una mia amica alle selezioni, il casting director mi ha visto e ha voluto farmi un provino... Ma la voglia di fare questo mestiere era forte già prima! Concluse le riprese di ‘Agrodolce’, infatti, ho fatto il concorso per essere ammessa al Centro Sperimentale di Cinematografia a Roma. Mi hanno preso e studio lì dall’inizio di gennaio.
Come sta andando?
“Benissimo! É molto impegnativo perché dalle 9 alle 17,30 ci fanno lavorare come soldatini: sono molto rigorosi e non vogliono che facciamo assenze... Però è bellissimo, perché il Centro Sperimentale è un autentico “tempio del cinema”; qui vedi passare i registi e gli attori più importanti, sei sempre a contato con questo mondo”.
Entrare al primo tentativo non è da tutti: c’è chi tenta il concorso più volte...
“Lo so! Infatti mi sento una miracolata...”.
Parlaci della tua esperienza in ”Agrodolce”, è durata molto?
“Direi di sì: sono stata sul set per otto mesi. Non avevo esperienza e se sono riuscita a lavorare bene lo devo soprattutto all’actor coach che mi ha seguito, Consuelo Lupo, con la quale preparavo le scene: il pomeriggio andavo a casa sua a studiarle. E ho ricevuto anche ottimi consigli dagli altri attori, che mi aiutavano sul set: ho avuto sempre un buon rapporto con tutti. Insomma, ho lavorato davvero sodo, ma con piacere”.
Aver lavorato con Consuelo Lupo ti sarà stato utile anche per l’ammissione al Centro Sperimentale...
“Sì, senz’altro. E Consuelo ha anche il merito di avermi indirizzato verso il Centro, perché mi ha sempre detto che se avessi voluto fare seriamente questo mestiere avrei dovuto assolutamente studiare. Mi ha sempre ripetuto che non ci si può improvvisare attori!”.
Come ti sei trovata nei panni di Roberta, un’adolescente allo sbando?
“È stato tutto molto strano, perché la mia adolescenza era stata molto diversa. Roberta è una ragazzina molto esuberante, coraggiosa... Non abbiamo praticamente niente in comune! Nei suoi panni, però, mi sono divertita moltissimo, perché ho vissuto tutto quello che nella realtà non avevo mai fatto: per esempio andare a scuola con la minigonna, mandare ‘a quel paese’ mia mamma, duellare con i compagni e con i professori...”.
La sua spavalderia, però, nasconde una profonda insicurezza... Ti faceva tenerezza?
“Moltissimo. Con il passare del tempo, infatti, mi sono resa conto di quanto fosse fragile questa ragazzina che, oltre a ritrovarsi una madre troppo fredda e un padre deludente, si era dovuta anche trasferire dalla città in un paesino, perdendo i suoi punti di riferimento e vivendo un profondo disagio... Insomma, le sciocchezze che fa non sono dettate da cattiveria: Roberta è una brava ragazza, ma con tanta rabbia dentro”.
 Riuscirà a sfogare questa rabbia e stare finalmente meglio?
“Sì, ci riuscirà e cambierà profondamente: vivrà una specie di rivoluzione interiore che le farà trovare un equilibrio”.
Anche con sua madre?
“All’incirca... diciamo di sì. Non posso raccontarti troppo... Diciamo che forse sarà la madre a modificare l’atteggiamento nei suoi confronti e riusciranno così a venirsi un po’ più incontro...”.
Roberta ci sarà nella seconda stagione di “Agrodolce”?
“L’impegno al Centro Sperimentale non mi consente di lavorare a tempo pieno, perché abbiamo l’obbligo di frequenza, quindi io ci sarò pochissimo. Probabilmente Roberta sarà presente solo all’inizio, perché potrò girare solo durante la pausa estiva. Dopo tornerò di corsa a studiare!”.
 Parliamo dei tuoi progetti: vedi la tv o il cinema nel tuo futuro?
“Cinema e fiction tv sono mondi molto diversi: cambiano completamente i tempi; nel cinema sono molto dilatati, mentre su un set come quello di ‘Agrodolce’ puoi trovarti a girare anche quattordici scene al giorno! In tv, quindi, è difficile che un attore possa arrivare a interpretare una scena al meglio... Insomma, il mio sogno sarebbe arrivare a fare cinema, ma so che sarà molto difficile, anche perché in Italia quello degli attori cinematografi è quasi un circolo chiuso... Per ora mi accontento di stare in questa scuola, dove si respira cinema tutti i giorni. Intendo lavorare sodo e diventare davvero molto brava”.
Se potessi esprimere un desiderio, con quale regista vorresti assolutamente lavorare?
“Giuseppe Tornatore! Anche se so che a lui piacciono le more...”.  

I ragazzi vengono prima di tutto

Entrato nella soap nei panni di Claudio, il professore di educazione fisica che sconvolgerà le abitudini casalinghe della collega Lena, Ludovico Vitrano ci racconta il suo personaggio e l’emozione dei primi giorni sul set

“A diciotto anni mi ero appassionato alla recitazione facendo un corso di teatro a Palermo. In seguito mi sono trasferito per tre anni a Roma, per frequentare il Centro Sperimentale di Cinematografia, e finita la scuola, dopo aver fatto una particina nel film di Tornatore ‘Baarìa’ (aveva il ruolo di Padre Sarina, ndr), sono tornato nella mia città per girare ‘Agrodolce’”. Per Ludovico Vitrano, insomma, freschissima new entry nel cast della soap opera siciliana, questa è la prima importante prova in una fiction.
Come ti sei trovato?
“Benissimo. Sono stati tutti fantastici e l’esperienza è stata bellissima”.
Ti saresti aspettato tanto da una soap opera?
“Assolutamente no, è stata una bella sorpresa e sono davvero grato di avere avuto questa opportunità. Ho potuto recitare al fianco di colleghi d’esperienza, dai quali imparare, e per me è stato importante. Senza contare che per un giovane attore è anche molto utile lavorare con diverse troupe, diversi registi... Per imparare a capire subito e bene quello che devi fare e... farlo velocemente!”.
Ci racconti il primo impatto con il set?
“Non avevo mai fatto nulla di simile e i primi giorni sono stati tremendi: c’era l’emozione del set... E poi il fatto di doversi relazionare con gli altri... In momenti come quello ti rendi conto di non essere più a scuola: lì si lavora e se sbagli... torni a casa piangendo! Sei costretto a gestirti, insomma, perché anche se c’è un’enorme attenzione ai dettagli i ritmi sono molto veloci. È stato un banco di prova importantissimo”.
Che tipo è il tuo personaggio, Claudio Silvestri?
“È un mancato campione d’atletica, un personaggio al quale la vita ha in qualche modo tolto qualcosa. Ora, però, trova il suo riscatto nell’insegnamento, nel rapporto con i giovani. A Lumera arriva per fare il professore di educazionie fisica al liceo. Lì incontra Lena, che a sua volta cerca un coinquilino, e da questo nascono nuove situazioni...”.
La convivenza con Lena come andrà?
“All’inizio sarà difficile, anche perché Lena avrà un momento di crisi a causa di un problema con un alunno e cadrà un po’ in depressione. Claudio cercherà di tirarla su, ma non ci riuscirà... Lui e Lena avranno un rapporto d’amore e odio. Ma alla fine vedrete che ci vogliamo bene...”.
Ma avranno una storia?
“Non lo so...”.
Non lo sai o non vuoi/puoi dircelo?
“Non lo so, giuro!”.
Ma Claudio è un personaggio duraturo? Ci sarà anche nella seconda serie?
“Sì, boh, non so!” (ride). “Non si sa, davvero, non mi hanno detto niente... La verità è che a un certo punto, d’estate, durante le vacanze scolastiche, lui partirà: se ne andrà in Brasile per fare del volontariato. Rimane quindi un po’ in sospeso”.
Lena non si innamorerà di lui, magari non ricambiata?
“... ci sarà, in realtà, qualcosa di simile... Ma Claudio per il momento non capisce che Lena è interessata a lui. La cosa certa è che li unirà la passione che hanno per i giovani, qualcosa di viscerale che li legherà molto. È qualcosa che va al di là del ‘piacersi’, è un rapporto sincero, di vera amicizia”.
Hai già nuovi progetti?
“No, per il momento non c’è niente in ballo”.
Ma cosa avresti voglia di fare? Cosa ti attrae di più fra la tv, il teatro e il cinema?
“Io quando recito sto bene e... posso recitare ovunque! Non ho preferenze”.
Ma quale proposta, se ti arrivasse, ti renderebbe più felice?
“Fare un film - un bel filmone di quelli seri - mi piacerebbe moltissimo... Ma non voglio preoccuparmi troppo del futuro: se mi faccio venire l’ansia è finita. Questo mestiere, anche se fatto seriamente, credo vada preso un po’ come un gioco... Per ora sono tranquillo: ho fiducia in me stesso e so che in futuro ci saranno cose belle anche per me!”.  

La sicilia? L’amo alla follia!

In questa intervista, l’attrice lombarda Francesca Beggio ci racconta la storia di una grande amicizia: quella con Lucia Serio, il suo personaggio

Ultimamente la dottoressa Serio non ha vita facile: dopo le incomprensioni emerse mentre Rashid lottava fra la vita e la morte sotto i ferri, il suo rapporto con il Direttore sanitario dell’ospedale in cui lavora si è fatto sempre più teso.
Lucia continuerà a lottare per il bene dei pazienti o si arrenderà?
“Forse avrete l’impressione che stia per mollare. Ma sarà passeggera. Se seguite ‘Agrodolce’ dall’inizio, infatti, sapete bene che Lucia a volte può apparire ancora un po’ ragazzina, confusa. Nascere nella bambagia l’ha un po’ viziata. Ma è anche vero che in passato aveva avuto il coraggio di andarsene all’estero a studiare… Insomma, vacillerà parecchio, tanto che in qualche momento della lavorazione anche io ho creduto che non ce l’avrebbe fatta. Ma non si arrenderà e affrontando questa sfida crescerà, diventando finalmente una vera donna. Sarà un momento di passaggio fondamentale: Lucia si renderà conto delle sue potenzialità e non la fermerà più nessuno”.
“Agrodolce” è una fiction corale. Tuttavia, Lucia dà l’impressione di essere un personaggio particolarmente curato. Me lo confermi?
“In effetti anche io ho questa sensazione, soprattutto sulla carta, nella scrittura degli autori. Lucia è una sorta di anello: lei ‘apre’ e ‘chiude’, è il personaggio che più spesso ci traghetta da un punto all’altro della narrazione. È per questo che all’inizio della soap lei tornava in Sicilia dall’estero: il suo doveva essere un punto d’osservazione esterno e questo l’ha resa il trait d’union fra tutte le storie”.
Anche tu, in un certo senso, sei una che viene da fuori…
“Certo! Essendo una brianzola che si è trasferita in Sicilia per lavoro, evidentemente anche io ho uno sguardo ‘esterno’…”.
Com’è stato il tuo impatto con questa terra?
“Sono un’autentica emigrata e in questo anno lontano da casa ho capito molte cose a proposito di come va il mondo: i miei orizzonti si sono decisamente ampliati. Ora amo da impazzire questa terra e i siciliani. Ma se devo essere sincera all’inizio è stata dura. Intendiamoci, le difficoltà non le ho trovate nell’ambiente di lavoro: quella è una vera famiglia! Ma più in generale. All’inizio, poi, a molti non andava giù il fatto che un’attrice del nord fosse stata scelta per interpretare un’eroina del sud”.
Lo immagino. I protagonisti sono quasi tutti siciliani…
“Infatti, le uniche eccezioni sono le interpreti di Beatrice Serio e Veronica Altavilla…”.
Come ha fatto una lombarda a sbaragliare la concorrenza?
“So che stavano facendo provini per questo ruolo già da due anni prima che mi presentassi io. E certo non mancano in Sicilia attrici che sarebbero state ‘all’altezza’… Se mi hanno scelto, quindi, credo che nella mente degli autori e della direzione creativa ci fosse già una fisicità simile alla mia. Penso, cioè, che in testa avessero un’idea precisa di come Lucia dovesse essere fatta e che io, per puro caso, assomigliassi a quell’idea. Sono entrata nel loro immaginario e quando succede… è fatta”.
Che rapporto hai con il tuo personaggio, ora?
“Siamo diventate amiche intime. Con questo, però, non voglio dire che siamo la stessa persona. Abbiamo tante cose in comune e anche moltissime che ci differenziano. Tuttavia, Lucia è senz’altro diventata una mia carissima amica, cioè una persona diversa da me che però mi corrisponde, con cui ho voglia di passare del tempo, di cui mi importa… A questo, però, non ci sono arrivata subito: ci sono state delle fasi. All’inizio, per esempio, non la sopportavo, perché la trovavo banale e non capivo bene la sua storia. Poi, però, crescendo con lei e soprattutto girando le puntate che vanno in onda in questo periodo, sono entrata in lei, l’ho compresa profondamente”.
Ci puoi regalare qualche anticipazione? Per esempio, ci saranno novità sul fronte sentimentale?
“Innanzi tutto Lucia si dedicherà per un lungo periodo esclusivamente al lavoro e, come ti accennavo prima, le difficoltà che sta affrontando la trasformeranno finalmente in una donna adulta e consapevole. Dopodichè… certo, anche lei si guarderà intorno e nella sua vita ci sarà di nuovo spazio per l’amore”.

In amore è proprio una frana!

Attrice e ballerina appassionata, nella soap Claudia Fichera interpreta Lena Cutò, insegnante validissima e piena di ideali ma con qualche seria lacuna in materia di sentimenti...

Negli ultimi giorni Lena Cutò, l’appassionata professoressa interpretata dall’attrice catanese Claudia Fichera, ha mostrato di guardare con occhi nuovi il collega Claudio Silvestri, che da ingombrante presenza in casa si sta trasformando in una piacevole compagnia.
Come vanno le cose fra Lena e il suo coinquilino?
“Povera Lena! A mio parere, ha davvero troppo poca confidenza con gli uomini: non è più capace di intrecciare una storia d’amore e le cose si ingarbuglieranno. Certo, questo baldo giovanotto l’ha molto colpita, ma difficilmente riesco a immaginarla accanto a un uomo. Molto dipenderà anche dal comportamento di Claudio…”.
Nel frattempo, lui è diventato l’oggetto del desiderio di Roberta, un’allieva difficile …
“Definirla ‘difficile’ non rende l’idea… Mi hanno persino suggerito di dargliele di santa ragione! Roberta si comporta in modo assurdo e mi auguro che cose così succedano solo nella fiction. Se avessi fatto anche solo la metà di quello che combina Roberta, mio padre mi avrebbe rovinato! Comunque, dimostrerà di cavarsela meglio della sua insegnante in queste cose, nonostante la considerevole differenza d’età…”.
Roberta è molto gelosa di Lena: tenterà di “eliminarla”?
“Ebbene sì… in ogni modo! Ingelosita dalla loro convivenza e dal modo un po’ sdolcinato con cui Lena si rivolge a Claudio, Roberta immaginerà che tra i due ci sia qualcosa, senza del resto sbagliarsi troppo… Ed essendo davvero perfida si organizzerà di conseguenza! Ne vedrete delle belle, insomma, ma scoprirete anche che questa ragazzina scatenata ricorda in qualche modo a Lena la sua adolescenza turbolenta”.
L’eroica professoressa Cutò non riuscirà a redimerla?
“In tutta onestà, per avere qualche sentore del fatto che l’anima di questa ragazza non sia completamente nera dovrete attendere parecchio… Se non l’ultimo episodio della serie, poco ci manca! E pensare che Miriam Dalmazio, l’attrice che fa Roberta, è una ragazza deliziosa!”.
Il tuo personaggio ti è piaciuto subito?
“Fatta eccezione per qualche episodio, come quando Lena ha tradito la fiducia della sua migliore amica avendo una relazione con Federico - un fatto che per me ha rappresentato un piccolo scoglio da superare -, mi ci sono sempre ritrovata. Certo, Lena è una sorta di ‘pazza visionaria’, focosissima… ma abbiamo molto in comune. Spero solo di essere un po’meno ingenua di lei…”.
Anche tu prendi di petto le tue battaglie?
“Ahimé, sì! Certe capocciate…”.
Parliamo di te, so che sei anche una ballerina…
“La danza classica è stata il mio primo amore: ho cominciato a cinque anni e l’ho studiata per altri dodici, anche se in Sicilia è molto difficile farlo seriamente. Poi avevo lasciato perdere, ma quando a vent’anni ho cominciato a dedicarmi alla recitazione, studiando teatro sperimentale nella Capitale, ho ripreso confidenza con il mio corpo e mi sono resa conto che ero ancora innamorata del ballo. A quel punto mi sono dedicata alla danza contemporanea, una passione travolgente, e durante gli otto anni trascorsi a Roma ho fatto molto teatro sperimentale, lavorando come danzatrice nelle compagnie di attori e viceversa…”.
Hai un sogno?
“Ne ho molti! Fare bellissimo cinema, lavorare con ottimi registi, poter scrivere e magari, un giorno, poter essere io a dirigere… Ma uno, in particolare, spero si trasformi in un progetto concreto. Oggi studiare seriamente in Sicilia è quasi impossibile, perciò vorrei aprire un centro di studi immerso nella natura - magari nel Bosco della Ficuzza a Palermo - dove dare spazio a recitazione, danza, yoga e a tutte le altre discipline cui mi sono avvicinata nel mio percorso. Vorrei che fosse un posto dove i siciliani potessero crescere, ma anche dove ospitare artisti provenienti dalle altre parti del mondo, per creare uno spazio di scambio e di crescita che nella nostra Regione - che ho tanto odiato, ma che continuo ad amare disperatamente, come uno di quegli amanti impossibili che ti fanno soffrire - oggi manca totalmente”.

Baciare Veronica? Imbarazzante!

L’entusiasmo del debutto è niente in confronto alle soddisfazioni raccolte nel tempo. Anche se certe storie, come quella con la propria matrigna, possono dare qualche pensiero… Ce lo racconta Luca Barreca

Luca Barreca, alias Federico d’Altavilla, era già stato nostro ospite in queste pagine di “Telebolero”. Era ottobre, la nuovissima soap di Rai Tre andava in onda da qualche settimana e l’entusiasmo di questo giovane interprete era alle stelle. Ora che “Agrodolce” non è più una novità, a cinque mesi di distanza dalla nostra prima chiacchierata, abbiamo pensato di testare nuovamente i suoi sentimenti nei confronti di questa avventura televisiva e del suo personaggio.“Mi sento benissimo” ha esordito l’attore con convinzione. “Certo, rispetto a quella provata nelle prime settimane di programmazione, la sensazione è diversa: parte dell’entusiasmo in quel momento era dovuta alla novità e non sentivo ancora la stanchezza che dopo dieci mesi di riprese, ti confesso, ho cominciato ad accusare. In questo momento, però, siamo fermi e riprenderemo a girare solo a maggio, quindi ho tutto il tempo di riposare”.
Sei soddisfatto del tuo lavoro?
“Guardando le puntate che vanno in onda adesso, mi rendo conto di quanto siamo tutti migliorati di settimana in settimana: il ritmo delle sequenze ora è molto più movimentato e mi piaccio anche di più nei panni di Federico, perché mi accorgo di aver acquisito più sicurezza, anche se rimango sempre molto critico rispetto al mio lavoro. Naturalmente, rispetto a quando ci siamo sentiti la prima volta, anche il mio quotidiano è cambiato, perché ‘Agrodolce’ mi ha dato visibilità e ora nella mia vita c’è anche il pubblico…”.
Federico è un personaggio molto amato: te ne sei accorto?
“Sì, ed è stato ‘strano’. All’epoca della prima intervista era già quasi un anno che lavoravamo ad ‘Agrodolce’, ma non avevamo idea dell’impatto che avrebbe avuto. Solo adesso vediamo gli effetti di questa enorme visibilità. Io me ne sono reso conto prima di tutto grazie a Facebook (www.facebook.com: è un popolarissimo “social network”, un sito internet che permette di instaurare, creare e mantenere legami sulle basi più diverse con persone di tutto il mondo, ndr): avevo aperto il mio profilo tempo fa, per tenermi in contatto con gli amici, soprattutto con quelli che vivono all’estero. Ora, però, avendo deciso di accettare tutte le richieste di ‘amicizia’ che mi arrivano - che da quando va in onda ‘Agrodolce’ crescono esponenzialmente - la mia bacheca si è trasformata in una sorta di blog frequentatissimo”.
Continui a riconoscerti nel tuo personaggio?
“Abbastanza, anche se sono un tipo meno serioso di Federico. Fra l’altro, presto lui diverrà ancora più cupo, perché alle due ‘botte’ che ha già ricevuto, il matrimonio andato a monte e la morte del padre, si aggiungeranno altre situazioni complicate con Veronica e con Carmelo Serio…”.
Con Carmelo?
“Lui ha sempre sentito molto la rivalità con Federico e la competizione fra loro diventerà ancora più infuocata a causa della gelosia che prova per Veronica…”.
La tensione erotica fra Federico e Veronica, in effetti, sta crescendo da settimane. Come avete vissuto questa storia tu e Grazia Schiavo?
“C’è stato un po’ di imbarazzo, lo confesso. Ed è strano, perché noi attori, per costituzione, non siamo creature che si imbarazzano facilmente… Ma in questo caso, avendo mantenuto i ruoli di matrigna e figliastro per molti mesi, questo precedente legame famigliare - ovviamente frutto di finzione, ma in cui in parte ci eravamo immedesimati per rendere realistica l’interpretazione - ci ha messo un po’ in difficoltà, come se facessimo davvero qualcosa di incestuoso. Mi chiedo anche come reagirà il pubblico.... Sicuramente, quello che all’inizio ne uscirà meglio sarà Federico, ma alla fine neanche lei ne uscirà male: gli spettatori capiranno che non fa il doppio gioco e che l’attrazione era autentica”.
Nella seconda serie di “Agrodolce” cosa succederà a Federico?
“Sicuramente si divertirà un po’ di più: come accade nella vita vera, ci sono alti e bassi per tutti e a periodi particolarmente pesanti possono seguire periodi più fortunati. Diciamo che sarà meno tormentato, non più schiacciato dai problemi che lo hanno angosciato nella prima stagione”.
E cosa auguri a te stesso per i prossimi mesi?
“Mi aspetto innanzi tutto altri diecimila amici su Facebook! Ma soprattutto mi auguro di fare un buon lavoro. Mi sento molto carico, perciò spero che il pubblico si affezioni sempre di più a me e che tutto questo duri a lungo”.

Un tipo losco che può far paura

Abituato a ruoli brillanti, e soprattutto a calcare le assi dei palcoscenici teatrali, Gesualdo Failla ha lavorato molto su se stesso per dare un’anima (nera!) a Rinaldo Bonajuto. In questa intervista ci racconta la sua esperienza

Gesualdo Failla, l’attore catanese che dà il volto al viscido Rinaldo Bonajuto, proprietario dell’agenzia immobiliare in cui lavora Tuccio e padre di Ninni, uno dei più intemperanti alunni di Lena, cominciò a recitare da ragazzino in una compagnia filodrammatica parrocchiale e fu proprio quell’esperienza giovanile a farlo innamorare del palcoscenico. “Ormai sono circa trent’anni che calco le scene, anche se sempre a livello locale, più che altro a Catania e nei dintorni” ci ha infatti raccontato all’inizio della nostra chiacchierata. “Mi sono occupato anche di una decina di regie teatrali. L’undicesima la curerò la prossima stagione per un piccolo teatro stabile di Catania: sarò per la prima volta allo stesso tempo regista e interprete”.
Come è approdato in una soap?
“La chiamata ha stupito anche me: mi ero dimenticato di aver sostenuto quel provino! Un paio d’anni fa, infatti, quando la produzione aveva organizzato dei provini a Catania, come molti altri attori locali mi ero presentato alla selezione. Poi, però, non avevo più avuto loro notizie. Solo molto tempo dopo ho ricevuto un’email con un copione e l’invito ad andare a Termini Imerese a fare un prova su parte… Pensa che il giorno in cui mi avevano convocato avevo anche uno spettacolo pomeridiano a teatro, perciò ero stato sul punto di rinunciare, preoccupato di non poter tornare a Catania in tempo. Il fatto è che non ci speravo molto, visto che i provini che in passato avevo sostenuto per la tv e per il cinema non si erano mai concretizzati in ingaggi. Poi, però, loro mi dissero che mi avrebbero lasciato libero abbastanza presto… e per fortuna ci sono andato!”.
Le piacerebbe ripetere l’esperienza?
“Certamente! Anche se il mio personaggio in ‘Agrodolce’ non è poi così importante…”
Però lo abbiamo visto già diverse volte.
“Sì, è vero, diversamente da quanto accade nelle miniserie o al cinema, dove i personaggi secondari lavorano uno, due, al massimo tre giorni, qui l’esperienza si è protratta parecchio nel tempo; in un certo senso, è come se avessi girato in quindici film. Non so se nella seconda serie potranno esserci sviluppi per il mio personaggio, però è senz’altro un’esperienza che vorrei ripetere, anche in altre produzioni televisive e cinematografiche”.
Come si è trovato nei panni del viscido Rinaldo?
“A parte forse qualche piccolo ruolo, non ricordo di aver mai interpretato altri ‘cattivi’ simili a Rinaldo. Di solito faccio il caratterista, interpreto parti molto più brillanti, comiche. Ho dovuto lavorare molto su me stesso per entrare nel personaggio: non è stato facile, ma spero di esserci riuscito. Comunque qualche conferma l’ho avuta: per esempio, una volta il ragazzo che interpreta Ninni, il figlio di Rinaldo, mi ha detto ‘fai davvero paura quando ti guardo negli occhi!’. La chiave del personaggio, insomma, penso di averla trovata”.
Si è ispirato a qualcuno in particolare?
“Non conosco persone legate come lui direttamente alla mafia. Almeno spero… Però nella vita qualche volta ti viene il dubbio di avere a che fare con gente del genere. Diciamo che non mi sono rifatto a una persona in particolare, ma a diversi individui che questi dubbi, in effetti, me li fanno venire…”
Lei ha figli?
“Sì, due”.
Come giudica il comportamento di Rinaldo, che difende il figlio Ninni anche se ha torto marcio?
“Mentre ero sul set non ci pensavo: non ho valutato la cosa dal punto di vista di un padre. Non condivido nulla del suo comportamento, naturalmente, ma tutto rientra nel personaggio: in ogni aspetto della sua vita Rinaldo si comporta male. Quindi anche come padre è pessimo. Ma va anche detto che i padri sbagliano sempre…”.
Al di là delle minacce, Rinaldo rappresenta un vero pericolo?
“Il pericolo è velato: fa minacce e la sua è una violenza psicologica, più che pratica. Ma il pericolo esiste e Rinaldo può fare paura, perché pur essendo incensurato è davvero legato alla mafia e agli ambienti malavitosi: è un prestanome. Qualcosa, infatti, succederà...”.

È sincera anche quando sbaglia

Loredana Marino torna a parlarci della sua Peppa: una donna forte e generosa destinata, come ci svela l’attrice, a tornare presto al centro della scena…

 “In questo momento, come saprai, la produzione è sospesa: abbiamo finito di girare la prima serie e ora siamo in attesa di tornare sul set per la seconda. Mi sto occupando di altre cose, ma tutto sommato è come essere in vacanza”. A Loredana Marino, in effetti, che nella soap presta volto e intensità a Peppa Granata, questo periodo d’attesa deve sembrare davvero molto tranquillo, se paragonato al lavoro quotidiano e febbrile necessario per la produzione di “Agrodolce”.
Come ti senti all’idea di ricominciare a girare?
“Molto bene, ne sono felicissima! Non vedo l’ora di cominciare a lavorare alla seconda serie, perché sono innamorata del mio personaggio e mi sento molto legata a lei. E poi, il mio non riesco nemmeno a definirlo un lavoro: è un sogno divenuto realtà. Averlo coronato per me è la cosa più bella e anche se ormai faccio questo mestiere da diverso tempo, l’entusiasmo che provo è sempre lo stesso, come se ogni volta fosse la prima e mi ritrovo con le stesse emozioni che provavo all’inizio, quasi diciotto anni fa. Sono una persona molto fortunata”.
Segui “Agrodolce” in tv?
“Sì, la guardo spesso: tutte le volte che sono a casa a quell’ora. E dal momento che non amo molto le serate mondane, capita di frequente! Qualche volta vado al cinema, naturalmente, o magari ho qualche impegno di lavoro, ma per lo più seguo la soap con continuità”.
Ti piaci nei panni di Peppa?
“Capita che mi accorga di cose che potrebbero essere migliorate, non solo nel mio personaggio, ma nella soap in generale. Ma in linea di massima la visione che ho di Peppa è ottima, anche perché il messaggio che propone all’Italia è molto positivo. È un tipo di donna che oggi, purtroppo, è raro incontrare: è forte, con sani principi, convinta dei suoi valori; nello stesso tempo, però, non è bigotta, tanto che la sua mentalità aperta le consente di avere molta confidenza con la figlia, con la quale ha un rapporto d’amicizia. Peppa, insomma, può essere un valido modello al quale ispirarsi e al quale anche io vorrei assomigliare di più”.
Sei in onda ogni giorno da quasi sette mesi: il tuo rapporto con la gente è cambiato?
“Certo, era inevitabile, ed è meraviglioso! Per esempio, mi fermano sempre al supermercato e spesso anche per strada: molte volte sono intere famiglie che la sera seguono insieme ‘Agrodolce’. La cosa che mi stupisce maggiormente, è che mi riconoscano così facilmente, perché nella vita la mia immagine è molto diversa da quella del personaggio. Peppa è piuttosto dimessa nell’abbigliamento e nella pettinatura. Io, invece, nel quotidiano sono molto più sportiva e giovanile: spesso giro in tuta e porto i capelli in modo molto diverso. Chi mi riconosce anche con un look così sportivo, evidentemente segue la soap con attenzione!”.
Ci anticipi qualcosa della seconda serie?
“In realtà, gli autori non dicono molto nemmeno a noi… Per ora non ne so molto!”.
Ultimamente Peppa è stata spesso presente nelle trame, perché ha affiancato Rosi nella storyline con Rashid. Nelle prossime settimane, invece, Peppa sarà protagonista di qualche nuova vicenda?
“Mi è stato proibito di svelare qualunque cosa, ma… Sì, succederà qualcosa che porterà Peppa nuovamente al centro della scena. Non posso dirti niente di più specifico, ma in qualche modo c’entrerà ancora Rosi, che involontariamente farà da tramite fra la madre e qualcosa che stuzzicherà molto il pubblico…”.
La famiglia Granata, però, continuerà a rimanere unita e forte anche nella seconda serie… vero?
“Come faccio a risponderti? Diciamo che succederanno tante cose importanti, grandi terremoti che riguarderanno molto da vicino anche Peppa… Ma come ti dicevo, gli sceneggiatori non ci svelano il nostro futuro a lungo termine”.
Pensi che sia possibile che Peppa cambi profilo e si allontani dal personaggio forte e onesto che conosciamo?
“No, sono convinta che qualunque piega prenderà in futuro la sua vita, le sue azioni rimarranno talmente trasparenti e le sue intenzioni talmente oneste che in lei il pubblico non avvertirà mai qualcosa di negativo. Anche se dovesse fare degli errori, la percezione del personaggio rimarrà buona. Ti confesso, però, che a me piacciono le cose ‘difficili’, perciò spero che nei prossimi mesi gli autori scrivano storie in cui possa mettermi seriamente in gioco come attrice”.

Mi stanco solo se non lavoro

L’infaticabile Marta Lunetta, volto della dolce ma determinata Rosi, ci racconta come ha affrontato il periodo di pausa fra la prima e la seconda serie della soap e ci assicura che la storia della giovane Granata con Rashid è destinata a durare

Con le mani in mano Marta Lunetta, la Rosi di “Agrodolce”, proprio non ci sa stare. E anche se la pausa dal set della soap, dopo la conclusione delle riprese della prima stagione, avrebbe potuto essere tranquillamente assaporata senza sensi di colpa come meritato riposo, in attesa di riprendere a maggio il ruolo della giovane Granata è tornata al suo primo amore, il teatro. Del resto, ci ha detto, “le pause troppo lunghe mi stancano da morire. Dopo un paio di settimane di vacanza non ne potevo già più!”.
A cosa stai lavorando?
“A breve tornerò a teatro a Palermo in ‘Fuori luogo’, uno spettacolo che si sviluppa in tre scene, tratte liberamente da tre racconti diversi, ambientate in diverse epoche ma nello stesso palazzo. In pratica, attraverso i ricordi del portiere del condominio racconteremo i diversi modi di intendere l’essere straniero. Che più che altro è una condizione mentale”.
Stai seguendo la soap in tv?
“Sì, anche perché le puntate che vanno in onda non le avevo mai viste, quindi sono molto curiosa”.
Sei soddisfatta? Ti piaci?
“In realtà, dipende dalle giornate e anche dal mio umore di spettatrice... Ma soprattutto, dipende dalle scene e da come mi rendo conto di averle interpretate. A volte non sono soddisfatta, altre mi dico: ‘però, questa non l’ho fatta male!’. Insomma, quando mi siedo davanti alla tv, è come se facessi tutte le volte un esame! Ogni sera sto con il fiato sospeso, perché certe volte non mi posso proprio guardare… Ma rivedermi è utilissimo: poter osservare il proprio lavoro serve a migliorarsi”.
Ultimamente Rosi è stata molto presente nelle trame: che effetto ti fa renderti conto di essere così spesso protagonista della scena?
“Sono molto felice: significa che Rosi funziona, piace, quindi convince sia gli spettatori sia gli autori. E poi, mi sono resa conto che il mio personaggio ha una gran fortuna; intendo il fatto che non abbia un’unica storia tutta sua, ma partecipi molto attivamente alle storie degli altri: quella del coma e poi della crisi interiore di Rashid, quella di Rosi e la scuola, quella di Rosi e i genitori… Anche se non sono l’unico personaggo al centro di queste vicende, finisco per essere molto presente: sono come il prezzemolo! E questo fa sì che mi si veda spesso”.
Come ti sei trovata sul set con David Sef, l’interprete di Rashid?
“Molto bene, a mio agio, perché David è un ragazzo molto alla mano e simpatico. Spesso scherzo con lui dicendogli che vedendolo in tv mi sono innamorata di Rashid!”.
In effetti, è molto affascinante…
“… ma è molto diverso da David! Anche lui lo dice sempre: non si assomigliano molto”.
La prossima settimana Rashid e Rosi scopriranno gli effetti collaterali della loro differenza d’età: il poliziotto, infatti, non si troverà a suo agio con gli amici della fidanzata, che giudica ancora troppo ragazzini… Diventerà un problema più serio?
“Io conosco un proverbio che dice ‘la donna diciotto, l’uomo ventotto’… Insomma, credo che la loro storia sia reale e solida. E poi, quando avevamo l’età di Rosi (nella vita reale Marta ha 21 anni, cinque più del suo personagio, ndr), anche io e le mie amiche uscivamo con ragazzi più grandi: i nostri coetanei non ci interessavano. Quindi… certo, il problema ci sarà - soprattutto se lo porranno i genitori di Rosi - ma verrà superato!”.
Fra circa un mese comincerete a girare la seconda serie: hai voglia di tornare sul set?
“Moltissima. Come ti dicevo, trovo che non lavorare sia stancante! Ho tempi di recupero molto rapidi, quindi mi viene subito voglia di fare qualcosa di nuovo”.
Cosa ti piacerebbe accadesse a Rosi nella seconda serie?
“Mi piacerebbe che questo personaggio crescesse definitivamente. All’inizio della prima serie, infatti, Rosi era ancora una bambina. Ultimamente, invece, è diventata una donna, come del resto oggi accade anche nella realtà alle ragazze di sedici anni. Spero che l’anno prossimo ci sia un assestamento di Rosi in questa sua nuova dimensione adulta”.
In questi sette mesi di programmazione quotidiana, con il crescente consenso del pubblico e la nuova visibilità che ti ha dato la soap, le tue aspirazioni per il futuro sono cambiate?
“In realtà no, sono rimaste le stesse. Volevo e voglio fare l’attrice e adoro in particolare il teatro, quindi so che è questo che continuerò a fare”.
Ma lavorare sul set di “Agrodolce” non ti ha fatto venire voglia di cinema?
“Fare un film è il sogno di qualunque attore! Anche a me, naturalmente, piacerebbe tantissimo. Ma non c’è contrasto con il mio amore per il teatro: tutti i più grandi attori di cinema sono grandi anche sul palcoscenico”.
Per farlo, saresti disposta a lasciare la Sicilia?
“L’avevo già messo in conto molto tempo fa! L’ho sempre dato per scontato e prima o poi capiterà”.

E ora vi aspetto al cinema

Ormai la sua carriera cinematografica è decollata, tanto che presto lo vedremo sul grande schermo in due diverse pellicole. Alessio Vassallo, però, non intende rinunciare alle soddisfazioni che Tuccio gli sta dando in tv

“Sono molto soddisfatto di com’è andata fino a ora con ‘Agrodolce’: il successo è crescente e ormai abbiamo raggiunto il 7% di share. Se penso che ‘Un posto al sole’, dopo tanti anni, si mantiene sul 10%, non posso che dirmi sorpreso positivamente del risultato già ottenuto”. A distanza di sette mesi dal nostro primo colloquio, avvenuto alla vigilia del debutto della soap su Rai Tre, Alessio Vassallo non ha dubbi: anche confrontandosi con la realtà della programmazione, l’entusiasmo e le aspettative che ci aveva manifestato in quell’occasione non sono venuti meno. Tanto più che, mese dopo mese, l’amore del pubblico per Tuccio, il suo personaggio, è divenuto sempre più evidente: “me ne accorgo per strada, perché mi osservano, mi fermano, mi fanno domande, mi danno pacche sulle spalle… Per non parlare di quanto è successo quando ho aperto il mio profilo su Facebook: in pochissimo tempo, i miei ‘amici’ sono diventati 2.000! Sono anche molto contento perché nel corso del tempo le storie del mio personaggio sono diventate sempre più avvincenti e confrontando la qualità generale di ‘Agrodolce’ con le altre ‘soap’ che vanno in onda mi sono convinto che sia davvero un ottimo prodotto, ben recitato e decisamente superiore alla media. Solo ‘Un posto al sole’ mi sembra paragonabile”.
Perché Tuccio piace così tanto?
“Secondo me è perché pur facendo molti sbagli, pur essendo un personaggio ‘border line’, che spesso ha a che fare con gente poco per bene, non appartiene allo stereotipo del mafioso. Anche se a volte non ci riesce, cerca di affrancarsi da quel mondo, cerca un riscatto sociale. Le sue intenzioni non sono mai malvagie e per questo, anche quando sbaglia, come quando ha dato la testata a Bonajuto, il pubblico sta dalla sua parte. Io lo definisco il paladino degli ‘incompleti’…”.
La possibilità che Tuccio abbia ereditato dal padre la tendenza a risolvere le cose al di fuori della legalità angoscia molto sua sorella. Cosa ci puoi dire a questo proposito?
“Lena ha ragione a preoccuparsi: Tuccio pagherà duramente la sua impulsività e, in particolare, il gesto fatto contro Bonajuto; le ripercussioni saranno non solo fisiche ma anche morali. Ma ad averlo spinto ad agire violentemente è stato l’istinto di difesa nei confronti della sorella. Certo, la mentalità mafiosa lo ha in parte contaminato, perché ci è nato e cresciuto dentro, ma non fa parte veramente di lui, non ha a che vedere con i suoi obiettivi. Tuccio ha sempre più o meno a che fare con figure poco raccomandabili, ma non diventerà mai il cattivo della situazione”.
La simpatia che prova per Eleonora diventerà importante?
“Molto! Come al solito, Tuccio si innamora della persona sbagliata… non solo è la figlia di Scaffidi, ma si sta anche per sposare! Ecco perché lo vedrete gestire il sentimento che prova per Eleonora con il contagocce: come potrebbe confessare a Lena o a Stefano di amare la figlia di un boss mafioso? Ma anche se fra loro c’è solo un gioco di sguardi e parole non dette, è molto preso da questa ragazza e anche lei prova attrazione per lui”.
Parliamo di cinema: hai da poco finito di girare ben due film…
“È vero! Il primo, “Viola di mare” di Donatella Maiorca, dovrebbe uscire in autunno. Nel cast ci sono attori fantastici, come Valeria Solarino, Ennio Fantastichini e Maria Grazia Cucinotta, e le musiche sono di Gianna Nannini: ne sono davvero entusiasta. Speriamo anche che vada al Festival di Venezia! È ambientato nella Sicilia dell’Ottocento ed è la storia di due ragazze, la Solarino e Isabella Aragonese. Io ho un ruolo bellissimo: sono Nicolino, un loro amico fragile e indifeso che verrà accusato di un omicidio… Il secondo, invece, “L’ultimo re” di Aurelio Grimaldi, è in fase di montaggio e non so ancora quando uscirà: abbiamo finito di girarlo a gennaio. È una tragedia greca in cui io interpreto un personaggio cattivissimo, Pirro ‘il sanguinario’. Ho recitato con la corazza, l’elmo… Nel film ci sono costumi e luci splendide”.
Difficile conciliare gli impegni cinematografici con “Agrodolce”?
“Abbastanza, soprattutto è stato faticoso: una volta mi è addirittura capitato di finire di girare una scena de ‘L’ultimo re’ alle tre del mattino in Calabria, saltare subito dopo su una macchina mandata dalla produzione a prendermi e ritrovarmi sul set di ‘Agrodolce’ alle nove del mattino seguente, dopo cinque ore d’automobile! In quella puntata vedrete Tuccio distrutto… Insomma, ce l’ho fatta, ma per conciliare tutto ho dovuto fare i salti mortali”.
Hai voglia di tornare sul set della soap?
“Sì, ho voglia di riprendere e di dare il meglio di me, perché ‘Agrodolce’ mi sta dando tante soddisfazioni”.
Cosa ti auguri che accada nella seconda serie?
“Spero che Tuccio si incasini sempre di più! Perché più guai combina, più mi diverto. Per fortuna, è un personaggio sfaccettato e ha tanti registri, da quello comico a quello drammatico: con lui non mi annoio mai”.

Preparatevi a vedermi soffrire

Lorena Cacciatore ci parla della sua Eleonora, la bella figlia del boss Scaffidi che nelle ultime settimane ha incantato Tuccio, e ci avverte: “nemmeno io so cosa aspettarmi da lei”

“Ho sempre studiato da autodidatta, ma in futuro intendo anche frequentare una vera e propria scuola, per continuare a perfezionarmi. Lo studio, infatti, è fondamentale, indipendentemente dal fatto che si frequenti un’accademia o si cerchi di crescere in modo più indipendente: deve essere portato avanti ogni giorno, ed è proprio quello che già cerco di fare”. Lorena Cacciatore, che nei panni di Eleonora Scaffidi dalla prossima settimana sarà protagonista di una delle storyline più avvicenti di questa prima serie di “Agrodolce”, è stata molto chiara su come intende affrontare il suo futuro d’attrice. Un futuro cui guarda con sincero entusiasmo e, allo stesso tempo, grande modestia, forse ispirata dal fatto che, dopotutto, davanti alla cinepresa c’è arrivata quasi per caso. “Quando avevo 15 anni” ci ha raccontato, “dovetti scegliere quale laboratorio extrascolastico frequentare. C’erano tre possibilità: matematica, ginnastica e teatro. Io, però, per i numeri non ero portata e nello sport ero un po’ pigra… Preferire la recitazione, quindi, fu una scelta quasi obbligata! Eppure, è così che è nata la mia passione per questo mondo, una passione che ho continuato a coltivare anche in seguito… Sempre a teatro, però. ‘Agrodolce’, infatti, è stata la mia prima esperienza televisiva”.
Dopo la soap, però, è arrivato anche il cinema…
“Sì, ho un piccolo ruolo ne ‘L’ultimo re’ di Aurelio Grimaldi, tratto da ‘Le Troiane’ di Seneca”.
Sappiamo che nel film c’è anche Alessio Vassallo: siete una coppia targata “Agrodolce” in trasferta su un altro set!
“È vero! Ne ‘L’ultimo re’ sono Angelica, una schiava brutalizzata da Pirro… interpretato proprio da Alessio! In questo momento siamo uniti sia nella vita sia nel lavoro e ci diamo una mano a vicenda. Lui, però, ha una preparazione maggiore della mia, ha più esperienza, quindi i suoi suggerimenti sono particolarmente utili. Devo dire che Alessio è un ottimo maestro ed è stato lui a mettermi subito a mio agio sul set: fin dal primo momento, ha capito che ero molto emozionata, che avevo paura di non riuscire a sbloccarmi, e mi ha aiutata a riflettere sul mio personaggio e a tranquillizzarmi. La simpatia fra noi è scattata subito anche per questo”.
Raccontaci la tua Eleonora.
“Io dico sempre che è un diesel. Nel senso che in genere parte lentamente, in sordina, ma ha anche molta grinta: lo dimostra il fatto, per esempio, che sia diventata avvocato e che abbia quindi preso posizioni opposte a quelle del padre. Nelle poche puntate in cui finora l’avete vista è apparsa molto solare, ma allo stesso tempo determinata: in lei ci sono tante donne. Ma negli episodi che sono stati trasmessi fino a questo momento io avevo messo fondamentalmente in scena una persona molto simile a me, una ragazza della mia età, con la stessa freschezza. Nelle puntate che vedrete in seguito, invece, ho dovuto sforzarmi molto di più, dovendo interpretare le tante sfaccettature di questo personaggio interessantissimo di cui, però, ancora non ho capito tutto. Ancora non mi è chiara, infatti, la strada che gli sceneggiatori intendono farle seguire in futuro. Diciamo che per ora Eleonora rimane un mistero”.
Torniamo agli episodi di questi giorni: cosa c’è fra Eleonora e Tuccio in questo momento?
“Una forte attrazione, ma quando si prova questo tipo di interesse per un’altra persona non significa necessariamente che debba diventare qualcosa di più serio. Accade anche nella vita reale: non è detto che se ti piace qualcuno a pelle tradirai il tuo fidanzato con lui o ti verrà in mente di lasciarlo. Eleonora, che sta per sposarsi dopo un lunghissimo fidanzamento, sicuramente è attratta da Tuccio non solo per il suo aspetto da bel tenebroso, ma anche perché lui la ascolta, si interessa a lei”.
Eleonora si sente in colpa per questo?
“Un po’ sì. Ve ne renderete conto, per esempio, quando la vedrete un po’ pensierosa mentre si veste da sposa… In quel momento si intuirà che sta pensando a Tuccio e a certi momenti trascorsi con lui. Ma subito dopo succederanno talmente tante cose, anche molto drammatiche, che Eleonora non avrà più il tempo di avere simili pensieri!”.
Finora il tuo personaggio ti è sempre piaciuto?
“Ci sono stati momenti in cui non sapevo bene che direzione prendere: trovare la chiave giusta per raccontare anche il lato più duro e distaccato di Eleonora non è stato semplice. Forse perché nella vita vera, di fronte a certe situazioni, io tendo a essere più partecipe e più sentimentale di lei. Eleonora, invece, è piuttosto fredda”.
Non ti assomiglia?
“Non molto”.
Dobbiamo aspettarci che prenda definitivamente le distanze da suo padre o c’è la possibilità che, prima o poi, si tramuti in un boss in gonnella?
“Quando accennavo all’imprevedibilità della direzione che gli autori seguiranno mi riferivo proprio a interrogativi di questo tipo. Potrebbe anche succedere che Eleonora si avvicini al mondo di Mariano, ma per ora le sue scelte testimoniano il contrario. Certo, lei ama profondamente il padre, ne cerca sempre l’approvazione, quindi chissà…”.
Cosa ti auguri per il futuro di “Agrodolce”?
“Spero innanzi tutto di andare avanti il più possibile… E poi mi auguro che si continui a trattare il tema della mafia, perché penso che sia importante affrontare l’argomento e soprattutto affrontarlo bene. Chi ci accusa di rappresentare degli stereotipi si sbaglia. Non si può chiamare ‘stereotipo’ qualcosa di profondamente reale. In Sicilia, insomma, non si può non parlare di mafia: la nostra storia è piena di vittime che rendono questo argomento più che reale”.
Cattivo fino al midollo

Finora lo abbiamo visto poco, ma il personaggio di Saro Scaffidi, interpretato da Ugo Bentivegna, sta per esplodere in tutta la sua malvagità

Saro, l’unico figlio maschio di Mariano Scaffidi, finora era stato un personaggio marginale, ma da questa settimana, macchiandosi dell’omicidio del fidanzato della sorella, si ritroverà al centro di una delle storyline più “noir” che siano state finora ambientate a Lumera. “Lui è un cattivo ‘puro’, a 360°, incapace di pentirsi anche degli atti peggiori” ci avverte immediatamente Ugo Bentivegna, che al giovane assassino presta volto e voce profonda, all’inizio della nostra chiacchierata. “La sua è un’anima nera e nella terribile vicenda dell’assassinio di Renato l’unica cosa che lo turba è la sofferenza di Eleonora, l’unica persona per cui prova affetto. Ma in realtà lo vedrete ancora più a disagio quando fra qualche puntata sembrerà che la polizia stradale possa risalire all’identità dell’assassino grazie a una fotografia, perché Saro sa bene che il padre, se scoprisse la sua colpevolezza, lo ucciderebbe. Ci sarà una scena in cui lo vedrete addirittura sul punto di fuggire…”.    
È psicopatico o la sua cattiveria dipende solo dalla sua appartenenza all’ambiente mafioso?
“È figlio di un boss, quindi è cresciuto nella cultura mafiosa, ma la sua cattiveria non ha a che fare con questo. Le motivazioni dei suoi crimini, come scoprirete in futuro, sono ben altre”.
Come ti sei trovato nei suoi panni?
“Sicuramente è stato stimolante, perché Saro è un personaggio interessante e anche molto complesso da interpretare. Non aderisce allo stereotipo del mafioso, non è una macchietta, ma un ragazzo che vive drammi interiori molto forti e sperimenta grandi conflitti. A cominciare da quello con il padre, con il quale non ha un bel rapporto, che lo porta a volerlo emulare fino a superarlo e fa sì ch,e in assenza di Mariano, Saro diventi ancor più spietato del genitore. Questo è anche il motivo per cui se la prende con Tuccio, di cui è geloso… E poi, penso sia bello che fino alla fine della prima serie l’origine della cattiveria di Saro non venga spiegata: ho trovato affascinante il fatto di dover interpretare tutte quelle scene sapendo che il pubblico, quando le avrebbe viste, non avrebbe avuto ancora chiaro il disegno del personaggio”.
Nella seconda serie, dopo la rivelazione di questo mistero, Saro sarà ancora al centro della scena?
“Il personaggio crescerà molto, così come tutta la sua famiglia: gli Scaffidi prenderanno ancora più piede nella soap. La nostra è l’ultima famiglia apparsa in scena, ma siamo piaciuti molto, quindi ci daranno spazio”.
Hai un ottimo curriculum, sia come corsi di studio sia per le esperienze fatte. È nota, per esempio, la tua passione per il palcoscenico e so che sei anche regista teatrale. Come si inserisce la soap nel tuo percorso professionale?
“Si inserisce in qualità di eccezionale palestra: è un’esperienza formativa che, grazie alla velocità con cui dobbiamo lavorare, mi sta aiutando a essere più immediato nell’immedesimazione e a diventare sempre più ‘vero’. E poi, a me piace fare molte cose. Essendo laureato in storia del teatro, per esempio, insegno a Roma alla Star Rose Academy diretta da Claudia Koll e sono anche assistente del maestro Maurizio Scaparro…”.
Hai studiato anche all’estero: ci sono differenze sostanziali fra il modo di intendere il mestiere dell’attore nel mondo anglosassone e il modo in cui è inteso da noi?
“Sì, ci sono. Soprattutto, rispetto agli anglosassoni, in Italia siamo troppo settoriali: cinema, tv e teatro sembrano ambiti separati e pare che un attore debba scegliere in quale restare. All’estero, invece, gli attori passano agevolmente da un settore all’altr, senza problemi. Scaparro, a questo proposito, parla di ‘tende in un unico campo’: mi piace molto questa definizione”.
Hai da poco preso parte anche alle riprese del film per il cinema “Viola di mare”, di Donatella Maiorca: che ruolo hai?
“Un piccolo ruolo molto interessante: sono un giovane del popolo responsabile di una miniera di tufo che un giorno fa un grave danno in questa miniera e per ripagarlo si trova a dover decidere se lasciare che il personaggio interpretato dal grande Ennio Fantastichini vada a letto con sua moglie…”.
E sul set di questo film hai ritrovato anche colleghi di “Agrodolce”…
“Infatti! C’erano Alessio Vassallo, cioè Tuccio, Orio Scaduto, ovvero Turi, e anche Sergio Vespertino, che nella soap fa il vice di Mariano Scaffidi. Non abbiamo girato insieme, ma è stato molto bene scambiarsi impressioni e raccontarci questa esperienza”.
In attesa di cominciare le riprese della seconda stagione di “Agrodolce” a cosa ti dedichi?
“Oltre a insegnare, in questo momento sono impegnato con Maurizio Scaparro nella promozione del film ‘L’ultimo Pulcinella’ che ha fatto con Ranieri e sto lavorando alla prossima edizione del premio Golden Graal, di cui sono consulente artistico per la sezione teatrale, che andrà in onda a giugno su Rai Uno”.

Quanto mi piace la scuola!

Per dare un’anima al bidello del Liceo di Lumera, Marcello Mordino non ha dovuto faticare: all’attore è bastato richiamare alla mente tanti ricordi d’infanzia… 

“Per calarmi nel personaggio ho ripensato ai bidelli ‘autentici’, quelli che avevo conosciuto quando studiavo”, ha esordito così Marcello Mordino - che in “Agrodolce” interpreta, appunto, il bidello del Liceo Scientifico Tecnologico “Leonardo Sciascia” di Lumera - per raccontarci il ‘suo’ Marcello, un personaggio secondario ma molto ‘vero’. “Il bidello fa da ‘trait d’union’ fra la famiglia e la scuola: è una sorta di ‘cuscinetto’ che attutisce l’impatto con i professori, perciò dev’essere un po’ burbero e un po’ complice… Se ripenso alla mia esperienza personale, mi tornano in mente molte figure di questo tipo: addirittura, mi ricordo ancora i nomi di molti dei bidelli che lavoravano nelle scuole che ho frequentato! E il mio personaggio cerco di renderlo proprio come loro…”. 
Così come i bidelli sono testimoni delle vicende scolastiche, in questi mesi tu sei stato testimone del decollo dell’“operazione Agrodolce”. Che idea ti sei fatto di questa produzione?
“Faccio questo lavoro da trent’anni e, sinceramente, credo che questa sia una splendida operazione. Anche perché la Sicilia è una terra davvero ricca non solo di talenti artistici, ma anche di ottime maestranze che in questa situazione potrebbero crescere moltissimo. Senza contare che l’intero indotto che ruota attorno a una produzione del genere è comunque importante per il benessere della nostra Regione…”.
Vedremo mai il bidello Marcello fuori dalla scuola, magari in famiglia?
“A quanto ne so, il profilo del mio personaggio contempla anche l’esistenza di una famiglia… Ma se devo essere sincero, mi piace molto il contesto scolastico e sarei felice se restasse dov’è. Mi piacerebbe che il personaggio avesse più spazio, naturalmente, ma preferirei che rimanesse in quell’ambito. Dopotutto, la scuola in ‘Agrodolce’ ha un ruolo determinante, è fondamentale… insomma, credo che sia il tipico personaggio che sarà bello ricordare in quel particolare contesto, con il suo grembiule…”.
Raccontaci qualcosa di te: in Sicilia sei molto conosciuto…
“Ho cominciato a fare questo mestiere un po’ ‘pionieristicamente’ nelle tv locali siciliane, verso la fine degli anni Settanta. Quelle prime trasmissioni ebbero molto successo, perciò mi diedero grande popolarità. Pensa che nel 1977 facevo già una trasmissione giornaliera in diretta: credo sia stata la prima del genere in Italia, prevedeva un gioco telefonico… In molti, poi, mi conoscono perché da dieci anni sono uno dei postini di ‘C’è posta per te’. Ma ho anche partecipato al film ‘Nati stanchi’ di Ficarra e Picone e ora sono impegnato a teatro. Insomma, sono un ‘artista’… nel senso che vivo d’arte, è il mio mestiere”.
Hai accennato al teatro: è la tua prima esperienza?
“Sì, ho debuttato a teatro il 21 aprile in ‘Fuori luogo’, uno spettacolo davvero carino tratto da tre diversi racconti, due di scrittori siciliani e uno di una scrittrice tunisina, che racconta di come ci si riconosca ‘stranieri’ nel volto dell’altro: del resto, tutti noi ci sentiamo spesso ‘fuori luogo’, no? Io faccio il portiere del condominio in cui è ambientato lo spettacolo. Ora siamo in tournée in Sicilia”.
Nello spettacolo ci sono anche altri nomi del cast di “Agrodolce”: che effetto ti fa?
“È bello e divertente. Tanto più che stiamo parlando di ottime attrici: Barbara Tabita (che nella soap è stata una “guest” nel ruolo di Gemma Martorana, la bella cugina di Stefano di cui si era innamorato Tuccio, ndr), Marta Lunetta (l’interprete di Rosi Granata, ndr) e Stefania Brandeburgo (che nella soap è l’infermiera Liliana Fida, ndr). Per essere la mia prima esperienza, mi sta piacendo davvero molto. E poi, l’impatto sul pubblico pare sia stato davvero buono!”.
Quindi pensi di ripetere l’esperienza teatrale anche in parallelo con la seconda serie di “Agrodolce”?
“Senz’altro! Anche perché sento di essere finalmente arrivato a un punto della mia vita in cui posso dedicarmi a ciò che mi stimola di più e che mi può far comunicare davvero con la gente, sperimentando senza preoccuparmi troppo del passo successivo”.

Tutti possono fare la differenza

Liliana è sola: perdendo il posto di lavoro, perderebbe tutto. Eppure, ci anticipa la sua interprete Stefania Blandeburgo, grazie all’esempio di Lucia alzerà anche lei la testa

Paragonato a quello di Lucia, giovane medico pieno di passione e coraggio, finora il personaggio dell’infermiera Liliana Fida ci è parso meschino e fin troppo pronto a girare la testa dall’altra parte di fronte alle mancanze dei superiori. L’attrice Stefania Blandeburgo, però, ci avverte: fra poco Liliana ci sorprenderà.
La caposala Fida è una fedelissima di Carlo Maria Pisano, il direttore sanitario dell’ospedale, oppure lo disprezza?
“Liliana, ahimé, è un personaggio verosimile: anche nella realtà, nei luoghi di lavoro ci sono molte persone come lei. ‘Agrodolce’, del resto, mi piace proprio perché tratta argomenti sociali importanti e realistici come quello della sanità, un tema molto delicato non solo in Sicilia ma in tutta Italia. Perciò, sono molto contenta di lavorare in un’ambientazione ospedaliera… Tornando a Liliana: lei non è una fedelissima di Pisano, ma è succube dei suoi superiori; è una persona debole, che per salvaguardare il posto di lavoro ed evitare di subire episodi di mobbing come è capitato a Lucia, finora ha preferito schierarsi con chi comanda. Ma non fa questa scelta serenamente, non è omertosa per vocazione, né mira a ricavarne vantaggi per la carriera: non a caso, di fronte alla mancanza di trasparenza dei superiori la vediamo titubante, irrequieta. Insomma, in fondo è un personaggio positivo, tant’è vero che questo suo disagio finirà per determinare in lei un cambiamento: Liliana troverà la forza di ribellarsi a quel sistema sbagliato”.
Fra qualche giorno vedremo Lucia soccorrere prontamente Liliana che si è gravemente ferita mentre lavorava…
“Quello sarà il momento in cui lo struggimento che Liliana covava da tempo troverà finalmente uno sbocco. Lei rimarrà basita di fronte al comportamento totalmente disinteressato di Lucia e quella sarà la molla che le farà cambiare atteggiamento e le darà la forza di rendersi conto che non potendo contare sulla professionalità di un medico come la Serio anche lei, come chiunque altro, avrebbe potuto finire come Pinto (il paziente morto misteriosamente la cui vedova accusa il dottor Pisano di imperizia, ndr)… Questa evoluzione del personaggio di Liliana è molto importante, perché mostrerà al pubblico come non siano sempre i ‘grandi’ a fare la storia, a cambiare le cose, ma che qualche volta anche le persone più umili, apparentemente prive di potere, possono fare la differenza. Liliana è sola: non è bella, non ha amici, non ha le spalle coperte dal punto di vista economico. Il lavoro è l’unica cosa che ha, eppure deciderà di correre il rischio di perderlo, decidendo di esporsi in prima persona… Spero che il suo esempio possa spronare qualcuno ad ‘alzare la testa’ anche nella realtà”.
Cosa ha dato al tuo percorso professionale questa esperienza in “Agrodolce”?
“Nasco come attrice teatrale: ho fatto di tutto, dal teatro d’avanguardia al cabaret. Amo moltissimo questo lavoro e sono molto curiosa. La cosa più bella dell’avventura di ‘Agrodolce’, che spero proprio possa continuare, è stata la scoperta di un mondo del tutto nuovo dal quale ho imparato moltissimo. Quando girai la prima scena mi sentivo come una bambina alle giostre: sgomenta, ma al tempo stesso eccitata e molto divertita! ‘Agrodolce’, insomma, è stata una splendida scoperta; mi sono trovata molto bene persino con i tempi di lavorazione: sono veloce per natura e ho apprezzato molto la rapidità che ne contraddistingue la produzione. È stato un gioco divertente ma serissimo. Ecco… lo definirei così: un giocattolo molto serio e molto prezioso”.
Liliana apparirà anche nella seconda serie?
“Al momento non ne ho idea, anche perché dopo il casotto che combinerà… chissà se gli autori riterranno ancora opportuna la sua presenza! A me, comunque, piacerebbe molto: spero che questa bella esperienza possa continuare. Fra l’altro, una produzione di questo tipo ti regala una visibilità che un attore di teatro, in genere, non sogna neanche: sai quanti attori siciliani hanno trovato finalmente un’agenzia dopo essere apparsi in ‘Agrodolce’? Prima magari non c’era nessuno disposto a rappresentarli… Insomma, è un’occasione importante da molti punti di vista”.
A cosa stai lavorando in questo momento?
“A parte quello di speaker per il documentario ‘Mediterraneo’, che va in onda su Rai Tre, e per la stazione radiofonica siciliana Radio Time (che copre le province di Palermo, Trapani, Caltanissetta ed Enna, ndr), il mio unico impegno in questo momento è una tournée teatrale: insieme ad altri attori del cast della soap (Marta Lunetta, Barbara Tabita, Marcello Mordino, Roberto Salemi, ndr), infatti, sto girando la Sicilia con lo spettacolo ‘Fuori luogo’. Intanto, aspetto le proposte estive e… tengo le dita incrociate per ‘Agrodolce’!”.

Starò via per un po’, ma intendo tornare

A giugno Marta dirà addio a Lumera per seguire Vincenzo in Canada. Una scelta che inevitabilmente deluderà i molti fan di Guia Jelo, cui abbiamo chiesto di raccontarci i retroscena della sua ormai prossima uscita di scena

Quelle che vedremo all’inizio di giugno saranno le ultime puntate della soap in cui comparirà Marta Randazzo: il personaggio, infatti, sta per uscire di scena dopo aver scelto di lasciarsi tutto alle spalle - fratello, attività, radici - per seguire il suo nuovo amore Vincenzo Salone in Canada. Sorpresi dalla novità e preoccupati anche dal fatto di non poter più godere di quegli strepitosi siparietti di cui spesso Marta è stata protagonista, abbiamo raggiunto telefonicamente Guia Jelo, la straordinaria attrice catanese che tanta passione e humor ha saputo infondere a questo spassoso personaggio, per farle una domanda fondamentale…
Guia, quello di Marta è un addio definitivo?
“Diciamo che, se come spero ci sarà davvero una seconda serie di ‘Agrodolce’, Marta in qualche modo tornerà in gioco…”.
A cosa si deve, allora, questa uscita di scena? È stata una tua scelta?
“No, anzi, questa scelta mi ha lasciata esterrefatta: l’ho trovato spaventoso”.
Quindi non te l’aspettavi?
“No! Farmi sparire per più di un mese… in pratica mi hanno pagato a vuoto: non ha molto senso. Non sapevo che l’avrebbero fatto e quando l’ho capito ci sono rimasta male. Ho tentato di oppormi, pur cercando di non essere troppo invadente, e ho chiesto anche spiegazioni alla mia regista, Stefania Girolami, che è il mio capo diretto: ti confesso che con lei mi sono fatta anche un pianterello! Comunque, me ne sono fatta rapidamente una ragione perché mi hanno spiegato bene che si trattava di una scelta editoriale: insomma, per far spazio a nuovi personaggi e nuove storyline, qualcuno si doveva sacrificare…”.
C’è forse dietro qualche studio di marketing o qualche sondaggio sul gradimento dei personaggi?
“No, perché la decisione è stata presa prima che si accorgessero che Marta piaceva molto al pubblico”.
Come reagiranno gli spettatori?
“Non lo so! Naturalmente, per orgoglio d’attrice, per mia vanità, mi piacerebbe che ci rimanessero male… Detto ciò, mi auguro che il prodotto non ne risenta in alcun modo, perché è importante per tutti noi che l’audience rimanga alto, anche per me che per un po’ esco di scena”.
Ma ti sarai accorta di quanto Marta sia popolare…
“Certo, sia per strada sia in internet, leggendo i blog e i forum, mi sono resa conto che questo è stato un mio grandissimo successo personale: è quasi imbarazzante! Provo una sensazione simile a quella che mi era capitata di vivere da bambina quando a Natale trovavo sotto l’albero fin troppi regali, molti più di quelli che avevo chiesto a Gesù Bambino… Mi sentivo confusa, quasi sopraffatta. Allo stesso modo, oggi mi chiedo: ‘e adesso? Come uso tutto questo successo? Cosa posso farne?’. Fra l’altro, mi aspettavo di aver successo in Sicilia, dove ero comunque già molto conosciuta. Ma non credevo che sarei piaciuta così tanto a Roma e al Nord!”.
Torniamo all’uscita di scena di Marta: molti tuoi fan sentiranno anche la mancanza delle tue scene esilaranti in coppia con Massimo De Lorenzo, alias Felice Randazzo…
“Eppure, pare che la scelta di allontanarmi sia stata presa anche perché, dicono, noi due stavamo inquinando troppo gli altri e, soprattutto, perché il personaggio di Felice sembrava uscirne male, facendo la figura dello scemo. Insomma, l’assenza dalla scena di Marta dovrebbe servire anche a far maturare la personalità di questo personaggio. Tant’è vero che quando tornerò dovrò fare da spalla a Felice, almeno per i primi tempi”.
Eri triste mentre giravi le ultime scene?
“Sì, ma c’è stato anche un risvolto positivo: infatti, molte di quelle scene erano particolarmente nostalgiche - erano scene d’addio e quindi dovevano essere commoventi - e siccome mi sono immedesimata e ho trasferito a Marta la tristezza che provavo, il risultato è stato particolarmente buono. Vedrete scene molto belle, alcune divertenti e altre molto toccanti”.
Come ti sei trovata con Bruno Crucitti, l’interprete di Vincenzo Salone?
“È davvero un ottimo attore. A questo proposito ti faccio una confidenza: non ho mai avuto problemi con le scene di nudo, né a interpretare delle prostitute, perché loro non partecipano, fingono solo di essere contente di soddisfare il partner. Invece, non amo affatto interpretare le amanti vere, perciò le scene di intimità fra Marta e Vincenzo sono state difficili. Per fortuna, con Crucitti mi trovavo bene e questo mi ha molto aiutato”.
Marta ha trovato l’anima gemella, tu come sei messa sul fronte amoroso?
“Sono una zingara, una nomade, quindi è nomade anche il mio amore: me lo porto nelle valigie, ma inevitabilmente risente di questo essere sempre in giro, così come del fatto che io metta sempre al primo posto i miei figli e i miei nipotini. E poi, dopo il mio divorzio, ho sempre desiderato risposarmi, ma non è mai successo. Questo fa sì che anche quando ho un compagno io mi senta sempre zitella. Comunque, ormai credo di aver capito cosa mi ha nuociuto di più in amore: il mio scarso interesse per il sesso. È come un handicap, un difetto che ha tolto qualcosa a tutte le mie relazioni. Quello che mi ha sempre interessato, invece, è l’amore. Ma quello è così raro…
C’è nell’aria un nuovo progetto che ti sta a cuore?
“In effetti, sì: sto cercando di fare un film da regista e sono in cerca di un produttore. È il mio sogno e spero proprio di poterlo realizzare”.
La sceneggiatura è tua?
“L’ho scritta con Aurelio Grimaldi”.
Qual è il titolo?
“Si intitola ‘Sciara’. Sai cos’è? Si chiama così il magma dell’Etna quando diventa pietra: è il terreno di pietra lavica”.

Di “esotico” ha solo il nome… O forse no?

Stiamo per dire addio a Marta, almeno per un po’, ma a consolarci ci penserà un nuovo, divertentissimo personaggio: Ramon Casablanca. Ce ne parla Fabrizio Romagnoli

Nella puntata del 5 giugno, dopo un’ardua selezione Marta Randazzo troverà finalmente la persona adatta ad affiancare suo fratello Felice nella gestione del Fico d’India: si tratta di Ramon Casablanca, un personaggio di cui ancora non si sa nulla. Abbiamo chiesto a Fabrizio Romagnoli, il suo interprete, di parlarci di lui.
“Ramon è un tipo estroverso e autoironico: un bellissimo personaggio comico che riuscirà, però, anche a far pensare. Entrerà in confidenza con tutti i personaggi che gravitano attorno al Fico d’India, con i quali avrà grande complicità. Quello di Marta, del resto, è un personaggio forte e Ramon, che nelle prossime settimane prenderà il suo posto, doveva esserlo altrettanto, doveva avere la stessa energia. È anche piuttosto pittoresco… Per esempio, ha il vezzo di indossare sempre camicie in tinta con i gioielli e il ventaglio!”.
A cosa si deve il suo nome esotico: è straniero?
“Macchè! L’equivoco sulle sue origini si chiarisce subito nella prima puntata, quando gli chiedono: ‘lei viene dalla Spagna? Da Barcellona?’. E lui risponde: ‘sì… da Barcellona Pozzo di Gotto!’ (in provincia di Messina, ndr)”.
Quindi questo insolito nome non prelude a niente di particolare?
“Questo non si sa… Quello che è certo è che Ramon ha girato tutto il mondo e il suo carattere così aperto è frutto anche delle sue molte esperienze e frequentazioni… Sarà ‘un raggio di sole’ entrato al Fico d’India, porterà felicità e servirà a mitigare i toni drammatici che comunque ci sono nella soap”.
Con Felice formerà una nuova coppia comica?
“Assolutamente sì! Dopo un primo rodaggio iniziale, il loro rapporto sfocerà in una completa e totale complicità”.
Sei un bell’uomo e di conseguenza lo è, a suo modo, anche l’eccentrico Ramon: per lui non sono previste “cotte” o fidanzamenti?
“Della vita personale di Ramon non si sa niente: è un personaggio piuttosto criptico. Noi lo vedremo così coinvolto nelle vicende degli altri personaggi che il suo lato sentimentale resterà in ombra, indefinibile. È un egocentrico, ma non un egoista: anzi, si mostra altruista con i personaggi con cui interagirà, si darà molto da fare per loro. È un personaggio positivo, che sa ascoltare e dispensa consigli: credo che potremmo definirlo un ‘life coach’! E poi… Ramon legge i tarocchi! Non appena si spargerà la voce, saranno in molti a chiedergli aiuto…”.
I suoi saranno validi consigli?
“Sì, validissimi! Del resto, è un ottimo osservatore e nota anche i più piccoli dettagli…”.
Anche se il tuo curriculum professionale è fittissimo, questa è la tua prima soap: come ti sei trovato in questo ambiente?
“Mi è piaciuto: l’ho trovato bellissimo e mi sono sentito a mio agio. Per fortuna, anche grazie alle mie precedenti esperienze all’estero - ho trascorso cinque anni in Germania, dove ho recitato e cantato in tedesco, inglese e spagnolo e ho fatto spettacoli che in Italia non faceva nessuno, come “Cats” - sono molto veloce nel comprendere quello che mi viene chiesto di fare e sono piuttosto facile da dirigere; inoltre, riesco a memorizzare le battute molto rapidamente e questo è stato utile, vista la rapidità con cui si girano le soap. Certo, per far funzionare un personaggio come Ramon ho dovuto fare molto attenzione a non superare il limite, a non esagerare, e non è stato semplice. Sul set, però, ho potuto contare su un aiuto e una generosità davvero incredibili da parte di tutti, attori e tecnici. Mi sono trovato benissimo e spero davvero che Agrodolce continui”.
Se la seconda stagione di “Agrodolce” verrà confermata Ramon ci sarà ancora?
“Credo proprio di sì, perché nell’ultima puntata di questa stagione Ramon sarà ancora al suo posto al Fico d’India…”.
Parliamo un po’ di te: oltre a fare l’attore - anche a teatro, dove sei anche regista - sai ballare, hai firmato delle coreografie e hai studiato persino canto lirico… Ma come hai cominciato?
“Ho cominciato con il teatro classico: una delle prime cose che feci, per esempio, fu l’Arlecchino in ‘Arlecchino servitore di due padroni’ di Goldoni, poi vennero ‘Sogno di una notte di mezza estate’ di Shakespeare, ‘Sarto per signora’ di Feydeau, l’ “Orestea” di Eschilo… Insomma, fino a 22/23 anni feci spettacoli molto classici. Poi, in Italia esplose il musical e avendo sempre saputo cantare mi dissi: ‘perché no? Proviamo!’. Da quel momento li ho fatti quasi tutti: ‘Chorus Line’, ‘West Side Story’, ‘La piccola bottega degli orrori’… fino a quando mi sono trasferito in Germania. Chiariamo però una cosa: non sono un ballerino, diciamo piuttosto che con queste esperienze di musical alle spalle oggi so ballare. E le coreografie che ho curato erano per dei musical, dove sono gli attori a dover ballare… ”.
Come mai ti sei trasferito in Germania?
“È stato un caso: ero là in vacanza e un regista mi propose di fare un provino il giorno dopo. Anche se all’epoca non parlavo la lingua, studiai tutta la notte per presentarmi all’audizione portando una canzone e un monologo in tedesco e… andò così bene che la mia vacanza durò quasi sei anni! Nel musical ‘The Buddy Holly Story’, ho fatto 814 spettacoli nel ruolo del protagonista, ogni volta davanti a 1800 persone! Poi venne ‘Cats’…”.
Quest’anno ti vedremo anche in qualche altra fiction?
“Sì, ho fatto un cameo nella serie ‘Crimini 2’ - comparirò nell’episodio intitolato ‘Niente di personale’ - e sto facendo un altro piccolo ruolo molto carino in ‘Bruno e i suoi’, un’altra fiction con Claudio Amendola che si gira quest’estate”.
Te la sentiresti di trasferirti di nuovo all’estero?
“Certo, anche per fare cose diverse dal musical. Tant’è vero che sto cercando da tempo di entrare nel mondo delle coproduzioni estere con l’Italia: purtroppo è molto difficile, perché è un ambiente molto chiuso. Sono tornato in Italia sei anni fa per motivi famigliari - altrimenti mi sarei trasferito a Londra - e nessuno finora mi ha proposto anche solo un provino per le produzioni in cui padroneggiare una lingua straniera sarebbe importante. È triste che in Italia non interessi a nessuno che io parli tedesco e inglese perfettamente, perciò… sì, ripartirei! Tre anni fa ho anche fatto la patente internazionale: sarei pronto a trasferirmi a Los Angeles in qualunque momento.”.

Storia di un poliziotto innamorato

Vincenzo Ferrera, anima del Commissario Stefano Martorana, ci anticipa gli sviluppi della storia d’amore del suo personaggio, al quale augura di approdare, prima o poi, a una relazione serena e appagante

“Dopo la tormentata relazione con Maria Minniti, Stefano si è reso conto che quella donna così simile alla moglie era solo un ‘trampolino di lancio’ verso qualcosa che ancora doveva arrivare. Per lui Maria è stata la classica persona ‘ponte’ che ti aiuta a entrare in una nuova fase della tua vita, permettendoti finalmente di arginare un grande dolore. Stare con lei non era possibile, ma ora Stefano è pronto a ripartire da zero: può mettere da parte il lutto per la morte della sua compagna e darsi una nuova occasione”. Così Vincenzo Ferrera ci ha spiegato lo stato d’animo con cui il suo personaggio è uscito dalla sua precedente storia d’amore; ma ciò che più ci premeva sapere è come gestirà i nuovi sentimenti che prova per la dottoressa Serio, perciò all’inizio della nostra chiacchierata siamo andati subito al sodo…
Come dobbiamo interpretare l’interesse che Stefano dimostra per Lucia?
“La verità è che Stefano è sempre stato invaghito di lei. Si conoscono da vent’anni ed è come se lui, a un certo punto, si fosse risvegliato e si fosse reso conto di averla sempre desiderata”.
L’attrazione fra loro due, però, verrà messa alla prova…
“Eccome! L’arrivo di Lorenzo, infatti, scompaginerà un po’ il loro rapporto. Stefano rimarrà davvero spiazzato perché proprio non si aspetta che la debolezza del suo amico del cuore, che è seriamente malato, possa portare a uno stravolgimento della storia…”.
Sappiamo che la prima a scoprire la gravità della situazione di Lorenzo, la prossima settimana, sarà Lucia: questa scoperta la farà allontanare da Stefano?
“Sì, perché il momento tragico che Lorenzo sta vivendo la farà avvicinare a lui e Stefano ne farà le spese… Ma non posso dirti di più!”.
Certo che il commissario Martorana è proprio sfortunato in amore!
“Molto, è vero! Poverino…”.
Pensi che quest’ultima prova che dovrà affrontare sarà ricompensata in futuro con una vita sentimentale più appagante?
“Non lo so, ma spero e credo di sì. Spero che gli autori non pensino a lui davvero come a un personaggio che con le donne, in realtà, non può avere niente a che fare! Nella prima serie gli è andata proprio male… Forse, però, tutto quello che ha passato servirà a far sì che in futuro lui trovi davvero la forza interiore per ricominciare da capo. In questi giorni, comunque, lo vedete abbastanza tranquillo e innamorato: solo fra un paio di settimane assisterete agli effetti dello strano corteggiamento di Lucia da parte di Lorenzo…”.
Ti piacciono le storyline di questo periodo? Pensi che funzioni questa fase finale della prima serie di “Agrodolce”?
“Sì, credo proprio di sì. Lo si capisce soprattutto dal comportamento degli spettatori: gli ascolti continuano a salire e di recente abbiamo anche avuto una puntata record con l’8,5% di share. Credo che la forza della storia sia proprio l’elemento fondamentale per questo risultato, perché è ciò che fa appassionare il pubblico”.
Il tuo personaggio continua a piacerti?
“Sì, molto, anche se in realtà, essendo così imbranato, è abbastanza lontano da me”.
Vorresti che gli autori cambiassero qualcosa di Stefano?
“Diciamo che non mi piace la sua eccessiva fiducia nel prossimo: lo vorrei un po’ più cinico. Anche se questa sua dolcezza e spontaneità è proprio ciò che piace alla gente, io lo trovo un po’ troppo sprovveduto. E poi, non vedo l’ora che arrivi una bella indagine e che l’ispettore Martorana la segua dall’inizio alla fine giungendo brillantemente alla soluzione del caso!”.
Cosa ci puoi dire di questa lunga attesa della conferma della seconda stagione? Ancora non si sa con certezza se e quando riprenderete a girare?
“Guarda, qua in Sicilia ormai è tutto a posto: la Regione ha stanziato i finanziamenti e ora aspettiamo che sia la Rai a farci sapere cosa intende fare! Spero davvero che non ci siano sorprese… Lo spero per noi attori e lo spero tanto anche per le maestranze, che hanno lavorato benissimo e meritano di continuare”.
Ma siete già molto in ritardo…
“Sì! Per tornare in onda in autunno bisognerà lavorare giorno e notte e sarà particolarmente complicato, perché ora Porticello (la località dove si gira la maggior parte degli esterni della soap, ndr) proprio grazie ad “Agrodolce” è diventato un posto frequentatissimo. Non è più come all’inizio, quando nessuno o quasi si accorgeva di noi…”.
Finite le riprese della prima serie, cinque mesi fa, hai fatto qualcos’altro?
“Non ho pensato a impegnarmi in altri progetti perché credevo che le riprese della seconda serie sarebbero cominciate da un momento all’altro. Avrei potuto fare teatro, ma ho deciso di prendermi una pausa perché avendo un bambino di poco più di un anno avevo voglia di fare un po’ il papà, di dedicargli un po’ di tempo”.
Quindi in questo momento non hai impegni?
“In realtà sto girando un film documentario sull’omicidio di Boris Giuliano (commissario della Polizia di Stato e capo della Squadra Mobile di Palermo assassinato dalla mafia nel ’79, ndr). L’anteprima coinciderà con l’anniversario della sua morte, il 21 luglio”.
Hai ancora sogni nel cassetto?
“Certo! Prima di tutto quello di fare cinema, lo dico sempre… Ma mi piacerebbe moltissimo anche insegnare e sogno perciò di aprire una scuola di recitazione con i miei amici siciliani che sono riusciti a emergere al di fuori della Sicilia: scommetto che sarebbe rivoluzionaria, verrebbero a frotte a studiare da noi!”.

Essere vecchi non è una disgrazia

Parola di Pino Caruso, che nei panni di Bartolo Giacalone, new entry da questa settimana nella soap siciliana, intende mandare un messaggio importante

“Quando mi è stata proposta questa partecipazione ad ‘Agrodolce’ ho accettato di buon grado, ma ho voluto scrivere personalmente le mie scene” ci ha rivelato subito Pino Caruso, il grande attore palermitano di nascita che da questa settimana nella soap di Rai Tre veste i panni dell’anziano e burbero Bartolo Giacalone, presso il quale Peppa trova lavoro come badante.
“In origine” ci ha spiegato “era stato pensato come un vecchio dispettoso e bizzoso: non pareva destinato a rivelare nient’altro. Così com’era, quindi, Bartolo non mi piaceva e ho chiesto il permesso di proporre dei cambiamenti, perché sono convinto che in vecchiaia non ci si debba per forza rimbambire: esiste un’altra possibilità, si può maturare. Perciò, se si ha la fortuna di non avere malattie gravi, l’età avanzata può diventare una risorsa, perché consente di vivere delle situazioni ed emozioni che da giovani non si potevano sperimentare per mancanza di cultura e conoscenza. La cultura è fondamentale: leggere è fondamentale! Se nella tua vita hai letto molto, hai accesso a un paradiso di bellezza senza fine. Per questo, quel personaggio immaturo e bizzoso che trattava male la sua badante l’ho voluto trasformare capovolgendo la situazione: comprendendo che la vecchiaia non è un’afflizione ma un’occasione, Bartolo finirà per leggere Dante a Peppa e così l’affascinerà e le trasmetterà la sua ricchezza culturale”.
Uno splendido esempio per molti…
“Non nascondo di averlo fatto anche pensando che avrei potuto essere utile a quanti vivono male la loro vecchiaia perché incapaci di vederne i lati positivi: sapevo che con Bartolo avrei potuto mandar loro un messaggio di speranza”.
Lei, però, nella realtà non è così anziano: non l’è pesato apparire più vecchio e malandato?
“È vero, per farmi apparire credibile hanno dovuto truccarmi, ma non ho avuto problemi a trasformarmi… tanto era una ‘vecchiaia’ finta!”.
Rimarrà a lungo nella soap?
“Non so esattamente in quante puntate abbiano intenzione di diluire questa mia prima partecipazione, ma so che il personaggio resta aperto, la sua vicenda non si conclude. Tant’è che mi hanno già contattato per la prosecuzione: Bartolo ci sarà ancora”.
Come si è trovato sul set?
“Benissimo, sia con il regista sia con i colleghi: del resto, non andare d’accordo con me è quasi impossibile! Sono socievole e ho molto rispetto per il lavoro degli altri, colleghi e tecnici”.
C’è qualcosa che non l’è piaciuto?
“Ad autori e produzione mi sono permesso di fare un unico piccolo appunto sul fatto che mi sembrava che fino a quel momento ‘Agrodolce’ avesse raccontato una Sicilia che non c’è più, ricorrendo a troppi luoghi comuni, come quello del siciliano geloso o della mafia in senso troppo tradizionale… Detto questo, sono anche convinto che Minoli abbia fatto una cosa straordinaria creando a Palermo studi televisivi di tale portata con l’indotto che comportano”.
Cosa pensa, in generale, della fiction italiana?
“L’Italia è un pozzo senza fondo di attori bravissimi e molte delle nostre fiction sono fatte splendidamente, con grande professionalità: penso per esempio a “Distretto di Polizia”, a “La squadra”… per non parlare dei film del Commissario Montalbano, veri gioielli! Finalmente, in queste fiction si ricorre alla presa diretta, che non perdona chi non sa fare questo mestiere e che ha invece permesso di scoprire e riscoprire tanti talenti, fra cui molti attori che per anni erano rimasti confinati nel buio delle sale di doppiaggio”.
Quindi le piace partecipare a questi progetti…
“Sì, certo. Le faccio una rivelazione: mi sarebbe piaciuto moltissimo fare anche il Commissario Montalbano, che in un certo senso ho ‘scoperto’ io. Conoscevo bene Andrea Camilleri (l’autore di Montalbano, ndr) anche prima che questo personaggio diventasse celebre: spesso, infatti, mi chiamava per leggere in pubblico brani tratti dai suoi racconti. Leggendo le avventure di Montalbano mi ero reso subito conto che sarebbe stato possibile trarne qualcosa di molto buono per la tv, perciò diversi anni fa mi recai con la mia agente dal responsabile della fiction Rai per proporglielo. Mi disse che mi avrebbe fatto sapere… ma qualche tempo dopo cominciarono a girare ‘Montalbano’ con Luca Zingaretti”.
Ci rimase male?
“Un po’, anche se sapevo di essere già un po’ troppo maturo per quel personaggio. Quando vidi recitare Zingaretti, però, mi resi conto che era un attore straordinario, che meritava il ruolo. Sono felice del risultato e non ho alcun rammarico”.
Altri progetti?
Torno a teatro con ‘Il berretto a sonagli’ di Pirandello e attendo di girare il film che ho scritto, ‘L’ospite’. Di solito i protagonisti dei film sulla mafia sono mafiosi, poliziotti o magistrati. Il mio, invece, racconterà di un uomo qualunque, un professore di liceo. A breve, inoltre, pubblicherò con Marsilio un libro di miei aforismi intitolato ‘Ho dei pensieri che non condivido’.
Ci regala uno di questi aforismi?
“Volentieri! ‘Gli attori si dividono in due categorie: incisivi e… canini’!”.

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Per Turi è ora di ricominciare

Orio Scaduto commenta per noi le recenti vicissitudini di Turi Granata e ci svela che per il suo personaggio il futuro sarà più roseo, almeno fuori dalle mura di casa…

 “Turi negli ultimi tempi ha vissuto un travaglio interiore incredibile, perché lui è una persona onestissima ed è solo per amore della propria famiglia e per l’impossibilità di mantenerla che ha ceduto alla tentazione del furto. E poi, se l’ha fatto, è stato soprattutto perché quei soldi erano di Carmelo Serio, con il quale aveva già parecchi conti in sospeso e che non aveva fatto altro che umiliarlo anche quando, poco prima, era andato a chiedergli aiuto per trovare lavoro. Ma si è pentito quasi subito del suo gesto e, come avete visto, a tornare sui propri passi ci ha messo poco”. Così Orio Scaduto racconta il dramma vissuto dal suo personaggio che, dopo aver trafugato la valigetta di Carmelo ed essersi trasformato, seppur temporaneamente, in un ladro, sembra aver ritrovato la sua integrità.
Quando ti hanno dato in mano il copione delle scene del furto e di quelle immediatamente successive ti sei stupito? Ti saresti mai aspettato che Turi cedesse a questo tipo di tentazione?
“Mi ha sorpreso molto e quando mi hanno dato la sceneggiatura, in effetti, ho sperato che Turi non arrivasse a tanto… Mai avrei immaginato che un uomo corretto come lui potesse fare una cosa di questo tipo ed è stato un momento un po’ travagliato anche per me, perché in quel momento avrei preferito che il personaggio si mantenesse coerente con la sua integrità. In ogni caso, si è trattato di un particolare momento di rabbia e sconforto: alla fine Turi torna a essere la brava persona che è sempre stato, tanto che come avete visto arriva a impegnare la sua fede pur di rifondere gli unici cento euro che aveva effettivamente speso per la cena in onore di Rosi”.
Parlaci del rapporto fra Turi e Peppa: fra loro si è rotto qualcosa per sempre o recupereranno?
“Stanno attraversando un momento molto difficile, che durerà parecchio: dopo tanti anni di matrimonio, fra loro c’è una crisi vera e profonda. Neanche la storia di Vittoria Piccolo aveva minato il loro rapporto in questo modo, perché fra poco succederà qualcosa che metterà in discussione il sentimento fra loro due, cosa che prima non era mai accaduta. Persino quando Turi troverà finalmente un po’ di pace sul fronte lavorativo le cose continueranno a non andare troppo bene”.
Per scoprire se questa coppia si ricomporrà dovremo aspettare la seconda serie di “Agrodolce”?
“No, in realtà alla fine di questa prima stagione ci sarà un riavvicinamento, ma non tutto sarà chiarito: gli spettatori intuiranno che ancora fra loro c’è qualcosa di irrisolto”.
La prossima settimana Ahmed, lo zio di Rashid, farà a Turi un’eccezionale proposta di lavoro, che dovrebbe risolvere i suoi problemi economici in modo stabile: che impatto avrà quest’offerta sul personaggio?
“Turi in quel momento vedrà realizzarsi il sogno di una vita: poter lavorare su un peschereccio tutto suo è ciò che ha sempre desiderato e lo vedrete finalmente felice, glielo leggerete negli occhi. L’offerta di Ahmed sarà uno squarcio di luce miracolosa dopo tanto buio…”.
Sappiamo che Peppa, però, non è indifferente al fascino di Ahmed… succederà qualcosa che offuscherà la felicità di Turi?
“In effetti, qualche cosa lo farà insospettire, perciò vivrà anche momenti di sconforto. Gioirà per il lavoro, sì, ma si renderà anche conto che c’è qualcosa che davvero non va con Peppa…”.
Il tempo della povertà più nera, però, è definitivamente tramontato…
“Sì, ormai quella fase è superata. Con l’inizio della nuova attività sul peschereccio raggiungerà la stabilità nel lavoro e la pesca presto comincerà ad andare bene… Quindi spero che nella seconda serie il personaggio potrà evolversi anche in altre direzioni”.
Il capofamiglia dei Granata è il tuo primo “buono” televisivo. L’anno scorso, la prima volta che ci siamo sentiti, ne eri entusiasta. Oggi, ai blocchi di partenza della seconda stagione, è sempre così o è cambiato qualcosa nel tuo rapporto con Turi?
“Dopo una vita nei panni del cattivo mi dovevo rifare… Sono ancora molto contento del personaggio, anche se ti confesso che nei prossimi mesi mi piacerebbe dare a Turi una linea diversa, non nel senso di renderlo meno buono, ma di dargli un po’ più di personalità, di farlo concentrare un po’ più su se stesso”.
A cosa hai lavorato dopo la fine delle riprese della prima stagione della soap?
“Nel 2008 avevo girato l’ultimo film di Giuseppe Tornatore, ‘Baaria’, che uscirà a settembre, e in questi mesi ho lavorato al suo doppiaggio. La pellicola, infatti, uscirà in due versioni: quella in dialetto strettissimo Bagherese, che abbiamo girato i presa diretta e che avrà i sottotitoli, e quella doppiata in italiano”.
Per i prossimi mesi, oltre ad Agrodolce, hai altri progetti?
“Qualcosa c’è all’orizzonte… ma non essendo ancora certa preferisco non parlarne. Mi auguro di potervelo raccontare nella prossima intervista”.
Ci puoi dire almeno se sarà in tv?
“Sì, è un progetto televisivo, una fiction in cui potrei avere proprio un bel ruolo e che mi piacerebbe molto fare”.
Sarai buono come Turi Granata?
“Per niente: ancora una volta, farò il cattivo!”.

L’addio della “dark lady”

Sempre più nera l’anima di Veronica… Ad assicurarcelo è la splendida Grazia Schiavo che in questa intervista, non senza un pizzico di nostalgia, ci anticipa l’uscita di scena di questa “cattiva” degna di una soap americana

In queste fasi finali della prima serie (l’ultima puntata verrà trasmessa il 24 luglio), Veronica sta davvero facendo di tutto per vendicarsi di Serio: addirittura, la prossima settimana a causa sua Carmelo avrà un malore… Ma l’ormai decaduta baronessa Altavilla è davvero così cattiva? E fin dove si spingerà in cerca di vendetta? L’abbiamo chiesto a Grazia Schiavo, che per prima prende le distanze da tanta implacabile cattiveria.
“Veronica lascia davvero perplessi… Personalmente non credo molto nei personaggi ‘tagliati con l’accetta’ e sia come attrice sia come spettatrice, in genere, sono attratta maggiormente dalle sfumature, dalle dicotomie. Credo, però, che lei sia stata pensata come vera ‘cattiva’ fin dall’inizio. Alla fine, Veronica risulta essere un personaggio davvero terrificante, il più allucinante di tutta la soap opera - molto ‘americano’ - e poco importa se lei si giustifica con tutto il dolore patito in passato e con la violenza subita da ragazzina, dalla quale discenderebbe il suo disprezzo per gli uomini… Il suo comportamento risulta comunque eccessivo. In particolare, dopo aver perso Federico, forse l’unico amore vero della sua vita, la sua smania di vendetta è totale e quando decide di andare a vivere da Carmelo è pronta ad arrivare fino alle più estreme conseguenze. Odia Serio, sa che è debole di cuore ed è pronta a sfruttare questa sua condizione. Vedrete una scena terribile, nella quale Carmelo, steso a terra agonizzante, le chiederà di dargli le gocce che potrebbero aiutarlo a star meglio, ma… Veronica le svuoterà nel lavandino!”.
Che clima c’era sul set quando giravi quelle scene drammatiche? Ti sei divertita?
“Mi sono divertita, dopotutto il nostro lavoro è un gioco e io lo faccio con molta passione. Certo, ci sono delle battute un po’ pesanti che ti vengono più difficili, perché fai fatica a crederci. Io, poi, sono convinta che la miglior vendetta sia il perdono, perciò ti lascio immaginare quanto sentissi lontano da me l’odio implacabile di Veronica… Poi, però, questi eventuali piccoli ostacoli vengono superati e ci si diverte. Fra l’altro, Giacinto Ferro, l’attore che interpreta Carmelo Serio, è un partner di lavoro estremamente disponibile, il che facilità molto le cose”.
Che spazio avrà Veronica nella seconda stagione di “Agrodolce”?
“Ahimé, nessuno: non ci sarà! Il personaggio per ora è stato tagliato: del resto, dopo tutto quello che la vedrete combinare nelle ultime puntate, era difficile ricondurla alla normalità. Intendiamoci, non morirà, partirà solamente e questo in teoria potrebbe consentirle in futuro di tornare… Comunque, credo che la storia con Carmelo Serio abbia contribuito ad allontanarla dal pubblico, a farla detestare: leggendo i commenti degli spettatori su internet, ho notato un avvicinamento del pubblico a Veronica solo nel periodo in cui era tormentata dal suo violentatore… Ma dopo le ultime puntate di quest’anno la odieranno davvero tutti!”.
Come vivi questo addio alla serie?
“Per me quella della soap è stata un’esperienza molto importante, una palestra efficacissima, e sinceramente avrei continuato volentieri, almeno per un po’. Fra l’altro, credo che in questo tipo di progetto i frutti veri e propri di quanto si è seminato si raccolgano solo dal secondo anno in poi, perciò mi sarebbe piaciuto esserci. Pazienza, ora sono in cerca di nuovi progetti e va bene così: dopotutto, noi attori siamo ‘precari’ per definizione!”.
Dove ti vedremo, allora, la prossima stagione?
“Per cominciare mi ritroverete in ‘Little dream’, un episodio della serie ‘Crimini’ che andrà in onda in autunno su Rai Due”.

Eleonora ritorna a Lumera

Lorena Cacciatore ci racconta il rientro in famiglia del suo personaggio, fuggito dopo la tragica fine del suo promesso sposo. Tuccio sarà ancora molto importante per lei, ma prima che scocchi la scintilla dovremo aspettare ancora…

Dopo essere stata a lungo lontana da Lumera per cercare di affrontare come meglio poteva il dolore per la morte del fidanzato, il 10 luglio Eleonora Scaffidi rientrerà finalmente in scena. Abbiamo chiesto a Lorena Cacciatore, la sua giovane interprete, di raccontarci i sentimenti e le emozioni del suo personaggio al momento di questo doloroso ritorno a casa e del suo nuovo confronto con Tuccio…
“Fra Eleonora e Tuccio resta l’attrazione di fondo che si era percepita fin dal loro primo incontro, ma per il momento resterà sospesa, perché Eleonora si porta dentro un lutto così angosciante da non poter essere dimenticato neanche per un momento. Perciò, lei rimane sempre un po’ sulle sue, anche se è indubbio che Tuccio sia la persona con cui riesce meglio a esprimersi e a sfogarsi. A Lumera, anche se si conoscono da poco, è l’unica persona alla quale riesce a confidare i suoi stati d’animo. Senza contare che lei sa che si può fidare di lui, visto che non l’ha tradita nemmeno quando era l’unico a sapere dove si fosse rifugiata... Insomma, è il suo unico vero amico, un supporto importantissimo. E in un certo senso lei ricambia, perché a sua volta Tuccio con lei riesce a parlare di cose molto personali, come il suo rapporto con Lena o la malattia di Lorenzo. Sono due persone in difficoltà che riescono a sostenersi a vicenda e per ora l’intimità che condivideranno sarà esclusivamente quella che può esserci fra due cari amici. Eleonora, fra l’altro, parlerà anche a suo padre per cercare di trovare a Tuccio un buon lavoro…”.
E con suo fratello Saro come andranno le cose?
“Tornata a Lumera, Eleonora vuole ricomporre la sua famiglia. Con suo padre non ci sono problemi: la capisce e la riaccetta a casa senza difficoltà. Saro, invece, è molto geloso dell’intimità esistente fra lei e Tuccio perché vorrebbe essere lui l’unico vero amico e confidente della sorella. Si sente snobbato…”.
Manca poco alla fine della prima serie di “Agrodolce”: prima dell’ultima puntata Eleonora scoprirà che Saro ha a che fare con l’omicidio del suo fidanzato?
“No, non sospetterà niente, anche se non si arrenderà e si darà da fare per indagare. È una donna tenace e non accetta passivamente quello che le è successo”.
Hai idea di quale direzione prenderà la storia di Eleonora nella seconda serie?
“In realtà no, ancora non ne ho idea! So solo che la famiglia Scaffidi avrà ampio spazio, quindi le apparizioni di Eleonora saranno più frequenti”.
Cosa augureresti al tuo personaggio per il futuro?
“Mi auguro che si mantenga distaccata dalla mafia… Questo per indole, perché quello mafioso è un mondo che nel mio piccolo ho sempre cercato di combattere. Naturalmente, come attrice sono pronta ad affrontare qualsiasi cosa scrivano per me, ma spero comunque che il mio personaggio resti lontano dagli affari di suo padre…”.
Fra lei e Tuccio, prima o poi, scoppierà la passione?
“Di fatto si sta preparando il terreno… Ma ricordiamoci che siamo in una soap opera, quindi può succedere tutto e… il contrario di tutto! Diciamo che io mi auguro che accada…”.
Per lavorare più spesso con Alessio (Vassallo, attuale fidanzato dell’attrice, ndr)?
“Naturalmente…”.
Come va il vostro rapporto?
“Benissimo! Abbiamo da poco compiuto il nostro primo anno insieme e ci stiamo regalando una vacanza per festeggiarlo. La nostra fortuna è che fin dall’inizio abbiamo messo in chiaro che la storia fra Lorena e Alessio era una cosa e le vicende fra Tuccio ed Eleonora erano tutt’altro… Anche se, dal punto di vista professionale, Alessio per me è stato fondamentale: ‘Agrodolce’ era la mia prima esperienza su un set e lui, avendo più esperienza, mi ha molto aiutato. Insieme continuiamo a studiare: non smettiamo mai. Però non parliamo di lavoro: fra noi non c’è competizione e questo è molto importante per stare bene insieme. Certo, anche noi abbiamo alti e bassi - ogni tanto litighiamo per delle stupidaggini! - ma il sentimento che ci lega è grande ed è per questo che intendiamo celebrare il nostro primo anniversario con tutti i ‘sacri crismi’!”.
Hai altre proposte di lavoro o progetti per i prossimi mesi?
“C’è qualcosa nell’aria, ma ancora non ne vorrei parlare. L’unica cosa certa riguarda lo studio: mi sto impegnando per riuscire a entrare in una valida scuola di recitazione e questo, per ora, rimane il mio obiettivo fondamentale; a breve ci saranno i provini per essere ammessi a queste scuole e, nonostante ‘Agrodolce’, vorrei proprio provarci!”.

Il nuovo amore del barone Altavilla

Dopo tanto dolore e cocenti delusioni, per Federico è tornato il momento di sorridere. Ci penserà Patti, splendida quanto bizzarra ragazza che gli sconvolgerà la vita. Ce ne parla Elisa Sciuto

È apparsa sui nostri schermi da poche ore, ma Patti Cammarata, la new entry di “Agrodolce” piombata come un tornado nella vita di Federico Altavilla, ha già catturato la nostra attenzione. Il suo volto delizioso e accattivante è quello dell’attrice catanese Elisa Sciuto, che alla vigilia del suo debutto nella soap ci ha raccontato i tratti salienti del suo personaggio: “stiamo parlando di un carattere un po’ ‘fuori dalle righe’, un personaggio che sicuramente rompe gli schemi di ‘Agrodolce’… È una motociclista pazza, scatenata, che irromperà nella vita di Federico e, soprattutto, allieterà l’esistenza del giovane barone. Figlia di commercianti e studentessa di economia, tiene molto allo studio ma altrettanto al divertimento, quindi ai balli, alla musica, alle corse in moto…”.
Patti entra in scena nel finale di stagione: ciò significa che il tuo personaggio farà da “ponte” fra questa e la prossima stagione della soap?
“Esattamente. Il mio personaggio chiude la prima serie di ‘Agrodolce’ e riaprirà la seconda portando una ventata di novità”.
Dunque sarà un nuovo personaggio fisso che si aggiunge alla ventina di protagonisti che già conosciamo?
“Sì, infatti: sarò la nuova fidanzata di Federico e contribuirò a far ‘uscire’ ancora di più il suo personaggio”.
Prima che tra Patti e Federico scocchi la passione, però, senza aver alcuna colpa lui si ritroverà ad aver a che fare con il gelosissimo fidanzato della ragazza…
“È vero! Patti cercherà di salvarlo dalla furia del suo fidanzato, Ugo Maresca, un dentista alto due metri e tutto muscoli, il classico siciliano gelosissimo… insomma, l’esatto opposto di Federico! Vedrete una scena molto divertente in cui Patti e Federico scappano in moto per sfuggire a Ugo che sta aspettando il rivale sotto casa per aggredirlo”.
Cosa prova Federico in realtà per questa ragazza tanto bizzarra e che porta pure guai?
“Federico è subito affascinato da Patti. È vero che lei è completamente matta, è vero che è diversa da lui e dalle sue precedenti compagne, ma proprio per questo c’è così tanta attrazione”.
E forse lo conquisterà anche perché lo aiuterà a non cadere vittima di una truffa, non è vero?
“In effetti sì. Patti accompagnerà Federico a un appuntamento di lavoro e, grazie ai suoi studi d’economia, si accorgerà che stanno per truffarlo. Insomma, questo personaggio apparentemente superficiale si rivela presto importante per Federico anche in ambito lavorativo”.
Tu come sei nella vita reale? Questo personaggio “pazzoide” ti è congeniale?
“Sì, mi assomiglia molto. Quando ho letto per la prima volta il profilo del personaggio mi sono detta: ‘sono io!’. Ho chiamato subito dopo la mia agente per dirlo anche a lei. Abbiamo davvero molto in comune: per esempio il fatto di essere vulnerabile, lunatica, matta… Patti mi appartiene e non ho avuto difficoltà a relazionarmi con lei”.
Neanche per fare la centaura in sella alla moto?
“Nemmeno! Adoro la velocità, proprio come Patti: siamo davvero molto simili”.
Quindi ti riconosci anche nella sua attrazione per Federico?
“No, in questo proprio no. Nella vita reale uno come Federico non mi interesserebbe proprio! Io sono matta e… mi piacciono le persone matte quanto me!”.
E un tipo come Ugo ti piacerebbe?
“No… Ugo è ‘troppo’. Vorrei una persona ‘normale’, ma con un po’ di follia!”.
Prima di questa nuova avventura televisiva avevi già collezionato diverse esperienze in teatro, nella fiction e al cinema: qual è l’ambito in cui ti senti più a tuo agio e al quale corrispondono maggiormente le tue aspirazioni?
“Ti devo confessare che quando mi è arrivata la proposta per ‘Agrodolce’ stavo pensando di staccarmi dal mondo della fiction televisiva e dal cinema. Anche se in seguito ne sono stata felicissima, in quel momento non ero poi così interessata ad avere questo ruolo, perché mi ero avvicinata molto al giornalismo lavorando per un anno in una televisione privata di Roma: mi ero innamorata di quel mestiere. Perciò, in quel momento, la mia aspirazione era di continuare con il giornalismo raggiungendo dei buoni livelli. Ho quindi dovuto fare una scelta importante e… alla fine sono tornata al mio primo amore, la recitazione”.
Per i prossimi mesi, oltre alla seconda stagione di “Agrodolce”, hai anche altri progetti?
“I progetti ci sarebbero, perché ho ricevuto diverse proposte, ma prima di prenderle davvero in considerazione devo vedere come va con ‘Agrodolce’, perché il mio primo impegno resta questo. Devo verificare come va sul set, come si svilupperà il mio personaggio e l’impegno che mi richiederà: se dovessi lavorare cinque giorni a settimana, infatti, chiaramente non ci sarebbe tempo per altro”.
Cosa auguri a Patti per la seconda stagione?
“Le auguro di vivere appieno la bella storia d’amore con Federico. Lei, di base, è cinica, forse ha anche un po’ paura dell’amore e probabilmente è per questo che sta con Ugo Maresca, di cui non è veramente innamorata. Spero quindi che si goda questa meravigliosa relazione!”.